Mi capitano ancora, conversando sul mio passato missionario, udire commenti o domande sulla povertà, sull’arretratezza dei popoli che ho incontrato. Forse parlo troppo poco dell’ allegria e della operosità della gente di La Paila, il paese colombiano dove sono stato per dieci anni.  E’ ancora molto diffusa la mentalità che paese di missione è sinonimo di paese povero dove il missionario va a portare aiuti e civiltà.   Troppi ancora si compiacciono per le scarpe ed i vestiti dismessi, donati ad alcune pie donne della parrocchia impegnate a fare pacchi che inviano a questo o quel missionario. Fuor di dubbio la buona volontà di quelle signore. Il loro affanno, in qualche occasione si tratta di urgenze (come il mandare, in questo tempo, medicinali in Venezuela, dove si vivono giorni di estrema emergenza) ma, è tutta lì la missione? No assolutamente!  Ho nostalgia delle care, vecchie zelatrici di un tempo, animate tutto l’anno a suscitare preghiera ed aiuti per la propagazione della fede. Ora sono frequenti le esperienze missionarie, anch’io ne ho incoraggiato parecchie: di preti, seminaristi, giovani, ma poche volte, quelle esperienze sono diventate costante impegno, acquisita mentalità missionaria.

L’urgenza missionaria più pressante che Gesù ci ha lasciato è: “ANDATE”, urgenza che Papa Francesco traduce in:  ”USCITE”.  Oggi si esce per tante ragioni: turismo, affari, studio, ecc.  A noi credenti, Papa Francesco costantemente ce lo ricorda, tocca uscire per portare il Vangelo. Non ci sono limiti. E’ impegno di tutti i discepoli testimoniare il Vangelo: fuori della porta di casa come in tutto il mondo. L’autentico spirito missionario si manifesta con l’annuncio. Tutto il resto potrà essere utile ad accompagnare e rafforzare l’azione evangelizzatrice.   Nella pagina di NOTICUM, che da tanti anni mi è affidata, non mi stanco, nonostante l’età e tutti i miei limiti, di attizzare il fuoco della missione nella sua essenza: far conoscere Gesù far amare Gesù, fare tutti discepoli di Gesù. Il cristiano guarda le persone con gli occhi di Gesù. Si fermarsi accanto al fratello ferito e lo cura con l’amore di Gesù.  Si Inginocchia e lava i piedi come ha fatto Gesù.  E’ questa la mentalità che deve caratterizzare il cuore dei miei fratelli preti e di tutti i laici che Gesù vuole tutti missionari. Il “dove” della missione non è più tanto importante. Abbiamo capito che la missione impegna ovunque: in casa, sulla strada, sul lavoro, nella politica, nel mondo intero.  Della missione cambia solo la modalità, indicata dalla storia, dalla cultura, dalle situazioni in cui il discepolo-missionario viene a trovarsi. La storia della missione ha vissuto tanti periodi, ognuno con le sue caratteristiche. Il tempo della globalizzazione, del digitale, che viviamo ora, chiede metodi e linguaggi nuovi, ma restano sempre fondamentali la fede ardente, la testimonianza personale e la gioia di partecipare al cammino di liberazione che Gesù ha portato a tutto il mondo.

Crescenzio Moretti