Madri, studentesse, professioniste, donne di fede. Sono le protagoniste del cambiamento dei Paesi in condizioni di crisi e fragilità, come hanno raccontato le voci di Missio Today, coordinato da Anna Pozzi, giornalista di Mondo e Missione, a cui hanno partecipato suor Gabriella Bottani, comboniana, suor Kathleen Mc Garvey, missionaria e superiora provinciale in Irlanda, Francesco Peia, pediatra per Cuamm-Medici con l’Africa, don Stefano Stimamiglio, direttore di Famiglia Cristiana, Kindi Taila, ginecologa.

«Sono tornata molte volte nel mio Paese, la repubblica Democratica del Congo, e sono rimasta shoccata dalla sofferenza umana che cresce dietro la guerra – dice Kindi Tayla -. Anche prima della guerra c’erano segnali inquietanti di quello che stava per scoppiare». Venuta in Italia dove ha studiato medicina, Kindi è tornata in Congo dove ha trovato tutto stravolto dai segni della violenza: ovunque «c’erano proiettili conficcati nei muri, famiglie divise, gente fuggita nella foresta. I miei compagni di classe, amici, familiari, molti erano scomparsi morti. Con una suora sono andata a vedere un ospedale, era distrutto, la guerra distrugge le infrastrutture, muoiono i medici mancano mezzi e disponibilità». Negli ospedali privi di medici e medicine, Kindi ha avuto modo di assistere ad un parto ed è rimasta colpita tanto che «ho deciso di diventare ginecologa. Sono tornata in Italia e ho studiato per aiutare le donne. Ci sono molte realtà che la gente, l’informazione ignora. Informatevi, cercate di sapere di più in internet, è un modo per non far sentire sole le persone che vivono in paesi in guerra».

Nei Paesi a rischio, oltre la guerra ma anche la pandemia ha creato gravi fratture sociali e povertà. A partire dalle fasce più deboli delle popolazioni come i bambini: lo ha ricordato Francesco Peia, spiegando che «in Africa si temeva ecatombe da pandemia, ma le conseguenze della prevenzione sono state quasi peggiori: molti bambini non sono più tornati a scuola dopo molti mesi di chiusura per il Covid». In Paesi come la Tanzania la malnutrizione è problema per il 50% della popolazione che ha meno di 18 anni. Oggi bisogna anche fare i conti con la crisi alimentare per mancanza materie prime, per l’aumento dei prezzi di quanto era importato dall’Ucraina. In questi mesi l’Africa ha fatto molti passi indietro».

L’importanza di una corretta informazione, di narrazioni che ci aiutino a conoscere anche gli aspetti meno noti dell’attualità, è stata sottolineata da don Stefano Stimamiglio che ha ricordato il valore del giornalismo che dà spazio alla voce di chi è in loco, sottolineando che «l’informazione ha limiti, che nascono anche dalla mancanza di richieste dal basso. Internet però è una grande risorsa, un luogo in cui è possibile informarsi, cogliere gli aggiornamenti che spesso le grandi testate ignorano. Oggi la situazione è molto preoccupante, nessuno avrebbe immaginato fino a poco tempo fa di dover parlare oggi di rischio guerra nucleare».

«La vocazione missionaria ci chiama come cristiani a condividere la vita di chi è vittima di povertà, abbandono, schiavitù, arrivando fino agli estremi confini della guerra, – ha detto suor Bottani, coordinatrice internazionale di Talitha kum, la rete delle religiose impegnate contro la tratta di esseri umani -. Essere missionaria ha significato riconciliarmi con culture diverse. In Brasile ho conosciuto la povertà nelle favelas e sono andata a scuola di speranza. Quella di andare oltre di vedere anche nelle occasioni più drammatiche un orizzonte nuovo da cui può nascere qualcosa di nuovo. Ho incontrato vittime della tratta, ho ascoltato storie delle ragazze che hanno cominciato a subire violenza tra le mura domestiche e hanno deciso che ogni altra cosa poteva essere meglio di quello che avevano già sperimentato. Dietro alle mille facce dello sfruttamento c’è sempre una persona che aspetta una occasione di resurrezione».