Sono passati 400 anni dalla nascita della Congregazione “de Propaganda fide”, poi diventata “per l’Evangelizzazione dei Popoli”: era il 22 giugno 1622 quando papa Gregorio XV pubblicò la Bolla “Inscrutabili divinae Providentiae arcano” per l’erezione canonica della Congregazione.

Oggi la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli si è trasformata in Dicastero per l’Evangelizzazione. L’ha voluto papa Francesco, nella riforma della Curia romana contenuta nella sua Costituzione apostolica “Praedicate Evangelium” promulgata lo scorso 19 marzo ed entrata in vigore domenica scorsa, solennità di Pentecoste.

Qui il link all’articolo con le riflessioni di don Giuseppe Pizzoli, direttore di Missio, all’indomani dell’uscita del nuovo documento di papa Francesco.

Di seguito un approfondimento sul tema e sull’importanza della dimensione missionaria nelle strutture di servizio della Curia romana (tratto dall’articolo a firma di Annarita Turi*, uscito sul numero di maggio di Popoli e Missione).

 

La Costituzione apostolica “Praedicate Evangelium” segna una tappa significativa del pontificato di papa Francesco. É la concretizzazione di un processo di riforma, nello spirito di operatività che caratterizza la sua azione pastorale, applicabile nel contesto lavorativo di coloro che sono i destinatari, ovvero la Curia romana.

Dalla Costituzione si evince che il più importante compito della Chiesa è l’evangelizzazione, e che la dimensione missionaria entra a far parte, in maniera preponderante, delle strutture di servizio della Curia romana. Strutture che, anche se cambiano nomi, parzialmente profili operativi, e competenze in via residuale, devono diventare necessariamente più missionarie.

Di tutte le Congregazioni, divenute ora Dicasteri o anche Istituzioni curiali, non è un caso che il primo posto sia del Dicastero per l’Evangelizzazione, proprio nella prospettiva con la quale viene compiuta questa riforma.

La storia della missione evangelizzatrice della Chiesa negli ultimi secoli è indissolubilmente legata alla nascita della Congregazione per la Propagazione della Fede nel 1622, di cui ricorrono quest’anno i 400 anni dalla sua fondazione, e che segna una tappa importante, diventando il riferimento di tutto il sistema pontificio missionario.

L’ambito di operatività delle Pontificie Opere Missionarie, anche se sorte nelle varie nazioni in contesti storici e geografici diversi, ha la finalità di sostenere la responsabilità missionaria unitamente alla dimensione caritativa, con lo scopo di allargare il senso della missione a tutta la Chiesa.

Il Concilio Vaticano II ha insegnato che sono chiamate missioni le iniziative principali con cui i divulgatori del Vangelo, andando nel mondo, svolgono il compito di predicare il Vangelo e fondare la Chiesa in mezzo a popoli che non sono evangelizzati.

A ciò risponde, nella nuova Costituzione, la Sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari, con l’aggiunta della necessità di promuovere la cooperazione e lo scambio di esperienze tra nuove Chiese particolari e suscitare vocazioni missionarie.

Un altro aspetto nella nuova Costituzione che risalta è che il Dicastero per l’Evangelizzazione è l’unico Dicastero presieduto direttamente dal Romano Pontefice. I titoli storici attributi al papa sono Vicario di Cristo, Successore del Principe degli Apostoli, Sommo Pontefice della Chiesa Universale, Primate d’Italia, Arcivescovo Metropolita della Provincia Romana, Sovrano dello Stato della Città del Vaticano, Servo dei Servi di Dio. Non è indicato espressamente nella Costituzione che assume anche il titolo di prefetto, ma lo si può dedurre in rapporto agli altri Dicasteri, e l’esserne a capo mette in primo piano la centralità del Dicastero per l’Evangelizzazione, ma allo stesso tempo attribuisce al papa un incarico che sino ad oggi non era mai stato nelle competenze di un pontefice.

 

*Ufficio Cooperazione missionaria tra le Chiese della Conferenza episcopale italiana