Alla vigilia della Giornata di preghiera e digiuno per la pace in Congo e in Sud Sudan, che papa Francesco ha indetto per domani (23 febbraio), pubblichiamo una lettera inviataci da padre Gaspare Di Vincenzo, missionario comboniano a Butembo (Repubblica Democratica del Congo).

 

Carissimi,

condivido con voi la sofferenza senza fine di questa Chiesa e di questo popolo e le sue gioie e benedizioni del Signore.

Il 2017 si è concluso con un attacco sistematico e programmato contro la Chiesa e contro il popolo congolese da parte del governo in carica che, scaduto da tempo, non vuole andare via e rimanda continuamente le elezioni. Durante una marcia pacifica, a Kinshasa, organizzata dal Comitato dei laici cattolici, la polizia ha caricato sparando su degli innocenti, ha lanciato anche gas lacrimogeni dentro alcune chiese durante le funzioni religiose, causando morti, feriti e molta paura.

Il 21 gennaio scorso, sempre a Kinshasa e in altre città, durante un’altra marcia pacifica, si è ripetuta ancora la stessa scena con morti, feriti e preti imprigionati e torturati.

Alcune comunità religiose a Kinshasa non vivono più nella sicurezza, perché vittime di attacchi indiscriminati e di ruberie notturne.

Il cardinale Lorenzo Mosengwo, arcivescovo di Kinshasa, denunciando di mediocrità i componenti di questo governo, è stato accusato dal potere di cospirazione contro il governo.

Qui a Butembo, oltre ai due sacerdoti rapiti la notte del 16 luglio 2017 e i tre preti assunzionisti rapiti il 19 ottobre 2012 di cui non si hanno notizie, ancora un altro sacerdote diocesano, il 22 gennaio scorso, è stato rapito mentre rientrava in parrocchia, ma dopo pochi giorni è stato rilasciato. Un’avventura finita bene ma che il sacerdote non potrà mai dimenticare. Durante i quattro giorni in mano ai rapitori, continuamente minacciato di morte, è rimasto legato, con gli occhi bendati e sempre in marcia, notte e giorno, in foresta.

Sempre a Butembo in alcuni quartieri regna l’insicurezza totale. Infatti ogni notte si registrano casi di gente rapita, altre persone minacciate, beni rubati…

In alcuni villaggi della montagna, per l’insicurezza, la gente scappa e si riversa in città dove spesso trova la fame perché non ha più i propri prodotti della campagna. In città scarseggiano i beni che arrivavano dalla campagna e dai villaggi dell’interno e, a causa di questa guerra in atto tra forze governative e i molteplici gruppi armati, i prezzi dei pochi prodotti agricoli sono alle stelle. I poveri non hanno potere di acquisto.

Molte scuole, a causa dell’insicurezza e per il fatto che la gente è fuggita, sono state chiuse e i bambini, come i giovani, rischiano di perdere l’anno scolastico.

Da 20 anni, da parte della comunità internazionale, si parla di un conflitto a “bassa tensione”, mentre si dovrebbe parlare di un conflitto a “bassa attenzione” per i sei milioni di civili massacrati.

Ringraziamo papa Francesco per la sua attenzione e aver indetto, per la seconda volta in pochi mesi, un’altra Giornata di preghiera e di digiuno per la pace sia per il Congo che per il Sudan del Sud. Questa giornata, qui in diocesi, è preceduta da una novena (dal 15 al 23 febbraio).

Anche il nostro vescovo è stato minacciato più volte, esiliato per alcuni mesi ed ora è ritornato in mezzo alla sua gente per condividerne tutta l’insicurezza, la sofferenza e l’incertezza nella quale siamo immersi da tempo.

Chiedo a voi, cari amici, di unirvi a noi nella preghiera in modo particolare il 23 febbraio, nel chiedere al Signore che ci dia la vera pace per essere tutti operatori di pace chiamati figli di Dio.

In mezzo a tanta incertezza, sofferenza e insicurezza, il Signore continua a benedirci e a darci dei grandi segni di speranza. Infatti domenica 11 febbraio sono stati ordinati 18 preti e tre diaconi. Ringraziate con noi il Signore che per il suo amore continua a suscitare vocazioni alla vita religiosa.

Viviamo insieme questo cammino quaresimale con la certezza che non si fermerà al Venerdì della Passione ma che ci porterà alla Domenica della Resurrezione e della vita piena e in abbondanza.

Padre Gaspare MCCJ,

nomade di Dio in terra congolese