«Qui in Ciad tocchiamo con mano il degrado sociale che avanza. Scioperi infiniti nelle scuole e negli ospedali. Ridotti a macerie. Corruzione dilagante, con l’etnia del presidente che ha svenduto le ricchezze del paese! E i poveri ne pagano sempre le conseguenze».

A denunciarlo, in una lettera aperta, scritta dalla missione in Ciad dove vive oramai da molti anni, è il comboniano padre Filippo Ivardi.

In questi giorni si trova ad N’Djamena, per un periodo di riposo «dopo mesi intensissimi di lavoro con le comunità cristiane, viaggi massacranti, tanti progetti e tantissimi volti e storie da ascoltare per cercare insieme la strada di Dio».

Il missionario ci descrive un Paese allo sbando, in crisi esistenziale, dove «il governo è assente e non paga insegnanti e medici come si deve. Le proteste sociali sono bloccate sistematicamente.

La Costituzione cambiata a colpi di forzature dittatoriali che danno, tutti o quasi, i poteri nelle mani del presidente».

Gli oppositori sono spesso «comprati a suon di quattrini (quelli del petrolio rubato al popolo). Altrimenti messi sotto silenzio». 

In tutto questo caos, che vede come vittime inermi le persone, il popolo, i cittadini già poveri e vulnerabili, «parla solo la Chiesa cattolica», dice padre Ivardi.

«Unica rimasta credibile, o quasi, agli occhi della gente– racconta – I Vescovi hanno scritto una lettera coraggiosa chiedendo il referendum popolare per l’approvazione della nuova Costituzione. Dura e stizzita la reazione del governo».

Un inevitabile passaggio sull’altra parte del mondo, dove i dolori dell’Africa sono ignorati: «Sento – scrive il missionario – con grande sofferenza che intanto lì in Europa si chiudono sempre di più le porte ai migranti dimenticandoci che siamo tutti migranti e di passaggio sulla terra».

Infine un mea culpa anche nei confronti di una parte della Chiesa che tace:

«Qui noi missionari – scrive – siamo accolti così fraternamente nelle famiglie e lì che si chiudono porti, porte e cuori. Anche di alcuni, forse troppi, preti e laici che si dicono cristiani. E che tacciono (“sempre l’ignoranza fa paura e il silenzio è uguale a morte” cantava Guccini). Non tutti certo. Molti so che resistete… Come la nostra gente che resiste e a volte non so come faccia. Ma sempre con determinazione e forza grande».

«Fino a quando Signore? “Sentinella a che punto siamo della notte?” (Isaia 21,11-12). Già si vedono le primi luci dell’alba…l’opportunità di uscire dalla notte di questo nostro tempo dal volto sempre più disumano».

Foto tratta da Circle of Blue.