«In Brasile si sta consumando un genocidio! Mentre vi scrivo, 16 luglio, il Covid-19, apparso da queste parti nel febbraio di quest’anno, ha già ucciso 76mila persone. Sono già 2 milioni le persone contagiate».

Inizia così la lettera aperta scritta dal frate domenicano brasiliano e teologo della Liberazione, Frei Betto, per denunciare il dramma che vivono migliaia di persone volutamente lasciate senza cure, affette dal Coronavirus.

«È verosimile che in questo momento, mentre state leggendo questo mio drammatico appello, si raggiunga la soglia dei 100mila morti – si legge – Quando penso che nella guerra del Vietnam, durata 20 lunghi anni, sono state sacrificate le vite di 58 mila militari statunitensi, mi rendo conto della gravità di quanto sta accadendo nel mio paese».

Le sue parole sono molto esplicite: «Questo orrore è causa di indignazione e ribellione. E sappiamo tutti che le misure precauzionali e restrittive, adottate da tanti altri paesi, sarebbero state in grado di evitare un così elevato numero di perdite. Questo genocidio non scaturisce dall’indifferenza del governo Bolsonaro. È intenzionale. Bolsonaro si compiace dell’altrui morte».

Sono molte le responsabilità del presidente, che il missionario elenca una ad una. Tra le altre quella di non aver «rispettato nemmeno l’autorità dei suoi stessi ministri della Sanità. Da febbraio il Brasile ne ha avuti due, entrambi dimessi per essersi rifiutati di adottare lo stesso atteggiamento del presidente».

Dopo aver illustrato le omissioni varie e gravi sul versante della Sanità, Frei Betto argomenta che «i motivi dell’intenzionalità criminale del governo Bolsonaro sono evidenti. Lasciar morire gli anziani, per risparmiare risorse della Previdenza Sociale. Lasciar morire i portatori di pregresse patologie, per risparmiare risorse del SUS, il Sistema nazionale sanitario pubblico».

«Lasciar morire i poveri, per risparmiare risorse destinate al programma Bolsa Família e agli altri programmi sociali rivolti ai 52,5 milioni di brasiliani che vivono in povertà, e ai 13,5 milioni che si trovano in situazione di povertà estrema (dati del Governo federale)».

Questa la sua conclusione: «Bisogna che queste informazioni raggiungano la stampa dei vostri paesi, le reti sociali, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, e la Corte internazionale di giustizia dell’Aia, nonché le banche e le imprese che accolgono investitori, molto ambiti dal governo Bolsonaro».

«Vi ringrazio della vostra solidarietà e vi prego di divulgare questa lettera. Solo una pressione dall’estero potrà riuscire ad arrestare il genocidio che si sta consumando nel nostro amato e meraviglioso Brasile».