L’emergenza sanitaria per la pandemia di Coronavirus rende particolarmente difficile la vita nella comunità di immigrati di Castel Volturno, provincia di Caserta, dove le persone contagiate finora sono sei e una è deceduta.Le condizioni già precarie per gli oltre 10mila africani (su una popolazione totale di 26mila abitanti), sono aggravate dalla quarantena e dalla povertà.

Ce lo racconta al telefono padre Daniele Moschetti, missionario comboniano che vive e opera in uno dei comuni più a rischio del Sud d’Italia. Da qualche giorno a Castel Volturno è sceso in strada anche l’esercito.

“Il sindaco qui ha sempre voluto l’esercito in strada – precisa padre Daniele – La polizia controlla tutti, ma se la gente non va a lavorare non ha soldi e quindi non mangia. Negli ultimi giorni la via Domitiana è ancora più deserta del solito”.

A Destra Volturno (frazione poverissima del Comune ndr.) dove la vita è dura anche in tempi normali, non è facile per nessuno comprendere l‘emergenza del momento.

“Si tratta anche di una questione culturale– spiega il missionario – : qui la maggior parte della gente vive in case diroccate e in abitazioni di fortuna”.

Gli abitanti di Destra Volturno vengono soprattutto dalla Nigeria, non parlano italiano, molti non hanno un lavoro nè un reddito e inoltre “non sono abituati a mantenere le distanze fisiche”, spiega padre Moschetti.

“Il Comune ha distribuito dei pacchi alimentari e alcuni commercianti di Castel Volturno hanno donato del cibo. Ma non è sufficiente, è poca roba. Bisogna creare un fronte unico: tra Comune, Caritas, parrocchie e volontariato laico e cattolico. Noi siamo disponibili a partecipare ad un gruppo di coordinamento”, spiega.

“Gli avvisi alla cittadinanza non si possono dare in modo tradizionale – aggiunge – bisognerebbe trovare un’altra modalità per comunicare con la comunità africana, spiegando a voce le regole sanitarie da seguire”.

Il rischio è che si infettino uno con l’altro, rendendo ancora più invivibile il ‘ghetto’ dove ormai sono relegati da anni: “e non si tratta solo di popolazione africana, ci sono moltissimi abitanti di origine italiana che soffrono il disagio della povertà e della disoccupazione“.

Le strutture della Chiesa rimangono operative: oltre alla casa dei comboniani, dove per ora vivono in due, c’è il Centro Fernandes, gestito dalla Caritas, che però in questo momento ha sospeso le normali attività e ospita una quindicina di persone, tra cui una donna vittima di Tratta e il suo bambino.

“Noi comboniani assistiamo alcune persone tossicodipendenti; c’è ad esempio una donna italiana che da tempo è tra le nostre preoccupazioni, e in questi giorni è in astinenza. Anche stanotte è venuta a bussare alla nostra porta, noi facciamo quello che possiamo…”, racconta padre Daniele.

Sulla via Domitiana, arteria principale lungo la quale si snoda anche il Comune di Castel Volturno, gli alberghi a ore si alternano ad ex hotel a quattro stelle, alle connection house (case d’appuntamenti) e agli store per immigrati che vendono riso, frutta e verdura. In questi giorni di emergenza la vita sembra sospesa.

“Noi comboniani siamo chiusi in casa, io esco solo per andare al Centro Fernandes dove sono rimasti una quindicina di immigrati e alcuni anziani ammalati. Lì ci sono ancora le suore filippine, dico messa nella cappella la domenica e la trasmetto via facebook”.