Viviamo in un’epoca di “passioni tristi” in cui domina quel groviglio di sentimenti negativi come il cinismo, la rassegnazione, il disincanto, la fine delle utopie, la disgregazione dell’idea di futuro.
Questo l’incipit della riflessione del professor Francesco Iannone che ha parlato ai seminaristi de “Le passioni di Gesù, le passioni del presbitero”, sottolineando che «Dopo il 1989, siamo entrati in una fase di passioni tristi. Non c’è più progetto, non c’è più identificazione, non c’è più appartenenza. Abbiamo solo passioni povere e depresse: basta la salute, o una vacanza, o qualcos’altro. Il grande ideale moderno della salvezza collettiva è sparito in nome dell’individualismo dominante». Ma che fine ha fatto il futuro? Il professor Iannone risponde: «Occorre vivere la passione per far risorgere le passioni…. Come fa Gesù.. Ritrovare Le Sue Passioni (che equivalgono a quattro consapevolezze): Il Padre e il Suo Regno. Ci riferiamo ad un atteggiamento psichico e comportamentale che emerge in modo palese su tutti gli altri, quale struttura portante delle azioni e delle decisioni del Maestro di Galilea: sono in lui presenti una volontà assai risoluta e la precisa consapevolezza di dover compiere una missione. Tutta l’attività di Gesù di Nazareth risponde ad una solenne ed imperiosa necessità interiore, quella di adempiere la volontà del Padre, che lo conduce gradualmente verso il compimento della “sua ora”. Il Padre e il Suo Regno: futuro e compimento L’uomo e il Suo mondo: compassione e condivisione: esserci per gli altri Lo Spirito che verrà: comunità e storia La rinuncia a salvarsi da sé: fiducia e affidamento, stare nel male e nel dolore assumendolo nel perdono».
Ecco dunque l’esortazione ad avere gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, poiché «Il presbitero è missionario se ritrova fiducia, speranza e amore. Non c’ è posto per una missione spettacolo o per una missione che esibisce i segni del potere, ma una missione che
si carica l’altro sulle spalle e lo porta».