La prima giornata di Convegno Nazionale Missio Ragazzi 2021, apertosi nel pomeriggio di oggi (venerdì 5 marzo) su piattaforma Cisco Webex Meetings, è ruotata attorno ad un quesito fondamentale: chi sono i missionari?

Don Valerio Bersano, segretario nazionale, l’ha definita «una domanda ampia quanto il mondo». Ed ha rilanciato: «Chi ha ricevuto un mandato e si è preparato a partire ed ora vive in mezzo ad un popolo di lingua e cultura diversa dalla propria? Chi annuncia il Vangelo, perché formato e incaricato pubblicamente? Chi ha ricevuto un mandato speciale dopo il sacramento della Cresima? Oppure chi ha ricevuto il Battesimo, anche senza un invio pubblico, un mandato ecclesiale da parte del vescovo diocesano?».

Certo è che «la spinta all’annuncio del Vangelo parte dal battesimo, come dono e come missione» e altrettanto certo è che – come ha ricordato di recente anche papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale – noi siamo una missione. Noi, tutti, ciascuno.

Don Bersano, nella sua relazione, clou del primo collegamento del Convegno, ha poi spostato l’attenzione sull’identità dei partecipanti, tutti impegnati nell’educazione alla fede dei ragazzi, anche se in differenti modalità: circa il 34% degli iscritti proviene, infatti, dall’esperienza della catechesi, mentre il 23% sono incaricati diocesani di Missio Ragazzi, cioè coloro che si impegnano nell’animazione missionaria delle realtà ecclesiali locali. Tutti, comunque, da educatori quali sono, vivono «una vera e propria missione: tutti – ha precisato don Bersano – siamo chiamati a fare della nostra vita una catechesi credibile, l’annuncio del Vangelo, il più chiaro e riconoscibile da tutti, in modo particolare dai ragazzi».

Essere credibili, infatti, è essenziale per essere annunciatori, quindi missionari: «Fare educazione, essere educatori, è una vera e propria missione: non basta gettare un seme, occorre cercare alleati nel tessere relazioni buone e provare a camminare insieme, essere umili e tenaci, creativi e gioiosi. Solo così si può essere protagonisti della missione universale della Chiesa».

Com’è possibile concretizzare tutto questo? La domanda rimane aperta: sarà nella giornata di domani, infatti, che verrà approfondito il tema della missionarietà nell’essere educatori alla fede con i ragazzi. Si tratta di una sfida possibile, da vivere in prima persona.

D’altronde, come ha ricordato don Giuseppe Pizzoli, direttore generale della Fondazione Missio, nelle sue parole di introduzione al convegno, «è fondamentale sensibilizzare i ragazzi ad una mentalità di apertura, accoglienza, fraternità universale. E questo è ancora più importante nel momento in cui papa Francesco ci dice che il cammino del mondo e della Chiesa deve avere come prima preoccupazione la fraternità. Ecco, ci è consegnata una responsabilità importante per educare a questa sensibilità e a questa apertura: aiutare le generazioni in un cammino di fraternità universale, i cui fondamenti sono la fede in Gesù Cristo e il Regno di Dio».