Nell’edizione 2023 del Convegno missionario nazionale dei seminaristi, in corso dal 22 al 25 aprile al Seminario arcivescovile Alessio Ascalesi di Napoli, c’è un partecipante in più, oltre ai 110 giovani studenti arrivati da tutta Italia, ai loro formatori, ai missionari visitatori e ai relatori.

Questa figura che appare in tutti gli interventi e lascia un segno indelebile è don Tonino Bello, vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, di cui in questi giorni si celebrano i 30 anni dalla morte.

Ricordato da monsignor Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli, nel suo intervento nella mattinata di oggi – domenica 23 aprile – ma anche ieri, da monsignor Michele Autuoro, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Napoli e già direttore di Missio. E preso come modello di riflessione in ambito di missione da don Valerio Bersano, responsabile di Missio Consacrati. «La sua è ancora oggi una vita che parla», ha esordito don Bersano.

Seguendo il discorso di papa Francesco nel suo ricordo di don Tonino, i seminaristi hanno accolto alcuni propositi per il proprio cammino di futuri presbiteri. Propositi che richiamano la centralità della missione, convinti che non si possa essere cristiani se non si è missionari perché «il cristiano è per sua indole e per sua natura missionario», ricorda Roberto, uno dei partecipanti.

E così tra i propositi mutuati da don Tonino c’è quello di amare il mondo usandogli misericordia: «Non opponiamogli sempre i rigori della legge, se non temperati dalla misericordia». E ancora: «Scegliamo per noi stessi una sana allergia verso titoli ed onori, sull’esempio di Gesù che si è spogliato di tutto. Non cerchiamo segni del potere, ma utilizziamo il potere dei segni per essere Chiesa del grembiule, unico paramento sacerdotale registrato dal Vangelo». I seminaristi sono anche consapevoli dell’importanza di essere «contemplaTTivi», come amava ripetere don Tonino, invitando a non separare mai preghiera e azione, a non immergersi nel fare, senza prima essersi inginocchiati davanti al tabernacolo.

I convegnisti arrivati a Napoli sentono il desiderio e l’impegno di essere immersi nel mondo. Sanno che i poveri, in realtà, sono gli impoveriti; gli invisibili, per la verità non esistono, ma esistono i “non veduti”.

Francesco, seminarista di Genova, vorrebbe che nei percorsi di studi e formazione per diventare sacerdoti fossero inseriti i temi che analizzano le cause strutturali delle ingiustizie che affliggono il mondo. Andare alle cause delle iniquità è importante perché la fede diventi la scelta dell’umano per tutto ciò che è disumano.

Nicola, seminarista di Cagliari, ha chiesto ai suoi formatori di poter andare un anno nel Marañao, in Brasile, a fianco dei missionari. E così ha fatto: «Avevo la necessità di sporcarmi le mani, di imparare ad ascoltare le situazioni di disagio e povertà del popolo brasiliano. Ho visto nelle loro sofferenze il volto e il corpo di Cristo, gli effetti della prostituzione, delle droghe, i bambini delle favelas che non hanno mai giocato ma sanno imbracciare i fucili. Ho visto gente che accorreva a frotte per un cucchiaio di minestra. Ho visto tante famiglie che ci attendevano con gioia: la loro fede è la loro unica speranza. Attraverso queste esperienze ho capito ciò che davvero nella vita è importante. Voglio condividere ciò che ho imparato: i veri valori affiorano nella povertà. Come l’amore, la semplicità, la fede che queste persone hanno. La fede è l’unica cosa che dà loro la forza di vivere».

L’anelito universale è forte e diffuso tra i futuri sacerdoti: non conta se lontano da casa o nei vicoli delle città della propria diocesi.

Le periferie sono geografiche ed esistenziali ed il programma del pomeriggio di oggi lo ha fatto toccare con mano a tutti. Si sono svolte, infatti, le visite a due realtà cittadine impegnate in prima linea a fianco degli ultimi: il Centro la Tenda Onlus nel rione Sanità, che lavora per contrastare la povertà di strada accogliendo persone senza fissa dimora; e l’Associazione Liberi di Volare a sostegno dei detenuti nelle carceri napoletane e sul territorio.

Non importa dove il sacerdote è chiamato ad operare. L’importante è sapere da che parte stare. Don Tonino ripeteva spesso: «Non mi interessa sapere chi è Dio, mi basta sapere da che parte sta». E i seminaristi lo sanno bene: il Vangelo non mente.