
«Viviamo in un mondo complesso, che ci crea grosse preoccupazioni e va spesso in direzione contraria a quelli che sono i nostri sogni. La realtà è che dobbiamo educarci alla complessità. Non ci sono soluzioni semplici per un mondo complesso. I profeti falsi di questi tempi si illudono di avere facili soluzioni, che poi naufragano difronte alle problematiche che viviamo». Così don Giuseppe Pizzoli, direttore della Fondazione Missio-Cei ha sintetizzato il mosaico di testimonianze delle Giornate di Formazione e spiritualità missionaria promosse dall’Ufficio di cooperazione missionaria tra le Chiese e Missio che si sono svolte dal 27 al 30 agosto presso la Domus Pacis di Assisi.
«Una esperienza così non si conclude ad Assisi – ha continuato don Pizzoli -, è talmente ricca di testimonianze che dobbiamo portarcela dietro, nei nostri contesti di vita. Siamo “artigiani di speranza”, inventiamo ogni giorno soluzioni, come abbiamo ascoltato dalle voci dei missionari e delle missionarie che ci hanno raccontato trame di speranza che cambiano le realtà in cui portano il Vangelo». Per vedere i frutti della missione ci vuole pazienza, tempo: c’è bisogno di anni di cammino per riuscire a costruire. Ma soprattutto è importante la fiducia nelle relazioni con e tra le persone per riuscire a cogliere i segnali del cambiamento. «Siamo portatori di speranza, non con le rivoluzioni, ma attraverso le relazioni, la comunione, l’amore. Dobbiamo essere dei talent scout: scoprire l’umanità buona che esiste, farla crescere, con uno stile di sinodalità e non di potere, evitando il rischio del clericalismo. Il Vangelo ci dice che chi vuol essere il primo non deve dimenticare di essere l’ultimo e il servo di tutti – ha sottolineato il direttore di Missio -. Lo stile sinodale ci invita ad essere persone corali. E non è facile mettere insieme un coro, educare le singole voci che, cantando insieme diventano un’unica voce».

«Gli interventi di queste giornate hanno messo insieme l’immagine del lavoro manuale del costruttore, (non dell’industriale, ma dell’artigiano) che prende i materiali che ha a disposizione e li mette in un certo ordine, per creare qualcosa di nuovo e di utile – ha concluso don Pizzoli -. I missionari non sono una impresa che arriva con grossi macchinari e mette in piedi un centro commerciale gigantesco. No, noi costruiamo una capanna ma che può essere utile per chi ne ha bisogno: è il nostro impegno di “artigiani di speranza”».
In chiusura dei lavori, sabato mattina monsignor Michele Autuoro, vescovo ausiliare di Napoli e presidente della Fondazione Missio ha presieduto la celebrazione eucaristica di chiusura nel Refettorietto di S. Maria degli Angeli.
Per tutti l’appuntamento è ad Assisi per le Giornate del 2026.