La Chiesa cattolica in Centrafrica «ha sempre difeso il più debole», stando dalla parte di chi soffre di più, a prescindere dalla fede religiosa. Interpretare il conflitto violento di cui è vittima il popolo centrafricano, come una guerra di religione o una persecuzione dei soli cristiani, è un errore.

Lo ha spiegato Maurizio Di Schino, giornalista di Tv2000 che conosce molto bene la realtà di questo Paese, da anni nella morsa delle milizie armate. 

Di Schino e suor Antonietta Papa, superiora generale dell’istituto Figlie di Maria Missionarie, sono intervenuti ad un incontro organizzato da Missio oggi, in occasione della giornata dei missionari martiri.

«La prima volta che sono andata a Bangui era il 1997 e la situazione non era ancora così disperata – ha detto suor Antonietta – Poi ci sono ritornata ogni due anni e adesso in Centrafrica c’è proprio il declino: eppure la gente continua ad essere gioiosa. Perché?  Perché c’è un senso di appartenenza  e di condivisione molto forte».

Di Schino ha descritto la sensazione forte che «rimane dentro di ritorno dal Centrafrica: ed è l’odore della gente, laddove le vite sono state annientate e tutto è  da ricostruire. È quell’odore delle pecore di cui parla il papa. E quell’odore non riesci più a dimenticarlo».

E’ anche l’odore della povertà, della paura e della speranza. «L’instabilità e la paura sono devastanti in questo Paese – dice suor Antonietta –  Anche per le suore della mia congregazione che vogliono continuare nonostante tutto a vivere nel villaggio musulmano, per essere una testimonianza concreta».

«Il nostro passaggio in Centrafrica è sempre temporaneo, andiamo per una missione di un mese, due mesi, ma il pensiero che la gente debba rimanerci per sempre è devastante», ha aggiunto Di Schino.

Commentando un filmato di Luci nel mondo, entrambi i relatori hanno spiegato come prima fosse il gruppo armato dei Seleka in Centrafrica ad aver messo a ferro e fuoco il paese perseguitando la parte di popolo di religione cristiana, poi è stato il turno delle milizie anti-balaka, che hanno fatto lo stesso, prendendo di mira stavolta la popolazione di religione musulmana.

«Attenzione a non cadere nell’errore di dare una connotazione religiosa al conflitto – mette in guardia Di Schino  – L’interreligiosità qui non è mai stata messa in dubbio: i Seleka e gli Anti-balaka sono miliziani, guai a definirli in base alla religione. Chi si macchia di sangue non può essere mai definito cristiano o musulmano. E da giornalisti e comunicatori, non si può dare un microfono in mano a chi poi distorce la realtà».

«Lo dico con molta sincerità – ha aggiunto suor Antonietta – senza la Chiesa cattolica il Centrafrica difficilmente potrebbe andare avanti».

A spendersi in ogni modo per riportare la pace e tenere a freno la violenza delle milizie è soprattutto il cardinal Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, che Di Schino ha chiamato «il leone di Bangui».

Uomo coraggioso, carismatico e testimone di vita, Nzapalainga aveva definito il 2017 come «un anno sciagurato, che ha visto l’assassinio e l’aggressione di molti servi di Dio a Bangui, ma soprattutto nelle nostre province: Banguassou, Alindao, Mokoyo, ecc. Chiese vandalizzate, saccheggiate o bruciate; fedeli martirizzati. Il bilancio dell’anno scorso è allarmante».

foto: da Lacroix