«Come possiamo celebrare la messa e pregare Dio, sapendo che tanta gente è lasciata alla morte e alla sofferenza? Se prendiamo il cristianesimo sul serio dobbiamo fare qualcosa!».

Sono le parole del cardinal Jean Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo, intervistato da Missio a margine della conferenza dei vescovi “Mediterraneo, frontiera di pace”, in corso a Bari.

«La Chiesa può avere una parola profetica e può diventare la coscienza d’Europa e degli uomini politici d’Europa per quanto riguarda il Mediterraneo», ha detto Hollerich.

«Io penso che il dialogo con il mondo musulmano possa avvenire, anche tramite il documento di Abu Dabi del Papa», che è uno strumento di pace. Secondo l’arcivescovo del Lussemburgo, aprire le porte di chiese e santuari è «necessario».

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Abramo Isacco Sidreak, patriarca di Alessandria, ha detto che «l’immigrazione è un fenomeno che esiste da sempre, e allora perché oggi diventa un problema?».

Il cardinale Vinko Puljic dice come Sarajevo deve essere città simbolo per l’Europa, perché  la pace non è conquistata una volta per tutte, ma è un cammino che ci vede impegnati ogni giorno.

George  Anthony Frendo,  arcivescovo di Tirana afferma come questi incontri servano anche per conoscere situazioni che altrimenti non si conoscono. E poi il ruolo dell’Albania nell’Europa del futuro.

Ruben Tierrablanca Gonzalez, vicario apostolico ad Istanbul afferma che oggi gli esodi  sono  obbligati dai conflitti o dalla fame. «Per questo occorre  imparare ad accogliere e conoscere la realtà in cui viviamo, a lavorare insieme per la pace».

Mons. Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari, nella conferenza stampa di oggi ha fatto  riferimento al ruolo dei fidei donum sulle sponde del Mediterraneo e alla necessità di conoscere le esperienze delle comunità cristiane, anche piccole, come espressione di cattolicità.

«Abbiamo bisogno di recuperare nel Mediterraneo il concetto di  cattolicità, che indica universalità,  secondo il pensiero di Henri-Marie de Lubach».