La città di Mocímboa da Praia, nel Nord del Mozambico, è tornata sotto controllo governativo dopo  i violenti scontri armati degli ultimi giorni, ma i segni dei combattimenti sono ancora ben visibili.

La stampa locale mozambicana parla di ulteriore conflitto tra forze di sicurezza nazionali e singoli gruppi armati. Cabo Delgado è da tempo nel mirino del terrorismo e di violenze settarie che le autorità e la Chiesa locale faticano a decifrare. Dietro l’etichetta del jihadismo di matrice islamica si nascondono interessi e motivazioni economiche, non ultimi i giacimenti di gas di cui la zona è ricca.

Un recente report della onlus Friends of the Earth spiega bene il legame tra il gas e la guerra.

Aumentano anche gli sfollati che da Cabo Delgado al Nord, fuggono verso le zone centrali, prima fra tutte la provincia di Nampula, dove vivono anche molti nostri missionari tra i quali le suore comboniane.

Una strada «per capire le ragioni della crisi ruota attorno alle risorse naturali: Cabo Delgado è la regione più ricca del Mozambico e una delle più ricche d’Africa con enormi giacimenti di gas off shore e minerali di ogni tipo: un piccolo Congo nel Nord del Mozambico. Destabilizzare, liberare il territorio da chi lo abita per avere libero accesso alle risorse, può essere la strategia di grandi interessi economici internazionali, peraltro già collaudata in diverse altre situazioni africane».

Così si legge nel pezzo in uscita per Attualità, sul numero di luglio e agosto di Popoli e Missione, a firma di Paolo Annechini che intervista alcuni protagonisti del mondo missionario, tra cui le Pastorelle, missionarie della zona, testimoni dirette sul campo.

«Quei primi 800 sfollati della fine del 2017 sono diventati 200mila – scrive Annechini – molti dei quali si trovano a vivere da parenti in altre località della regione. Sono i più fortunati, perché per gli altri ci sono i campi profughi come quello di Metuge dove 12mila persone – 2.500 nuclei familiari – sono ospitati in tende allestite dalla comunità internazionale».

Per leggere l’intero articolo si rimanda al numero di luglio-agosto di Popoli e Missione. E’ possibile richiederne una copia alla redazione, scrivendo a popoliemissione@missioitalia.it