La Beatificazione della martire suor Leonella Sgorbati, missionaria della Consolata, avverrà nella Cattedrale di Piacenza sabato 26 Maggio 2018 alle ore 11,00. Sr Leonella è stata uccisa a Mogadiscio il 17 settembre 2006 sulla porta dell’ospedale dove lavorava, assieme alla guardia del corpo Mohamed Mahamud, musulmano, padre di quattro figli, colpito nel tentativo di proteggerla.

Come scrive suor Maria Luisa Casiraghi, Missionaria della Consolata, “molto si è scritto e argomentato sull’importanza di fare memoria, di ricordare figure emblematiche della cultura, della società, della chiesa, perché il futuro si costruisce non solo sul presente, ma anche sul passato. Senza la memoria, gli eventi finiscono per essere subiti e non vissuti. Senza la memoria, la vita rischia di essere imprigionata in una solitudine infinita e semplicemente consumata. Perciò, ricordare il martirio di suor Leonella Sgorbati, diventa momento per ringraziare Dio, spazio per ravvivare la fede e riconfermare l’impegno al servizio della carità, nella certezza che esiste un filo conduttore, che si dipana nel tempo e intesse la storia con amore.  Nel tessere la vita di suor Leonella, come quella di ciascuna persona, il Signore ha usato fili dai colori variegati, tonalità e sfumature diverse, per dare forma al suo disegno, che con delicatezza, rispetto e affetto abbiamo cercato di portare alla luce. La vita di suor Leonella, sono sessantasei anni della vita di una donna-missionaria, che ha donato tutto con tenacia, entusiasmo e con il sorriso sulle labbra. Il perdono, verso i suoi uccisori, non stupisce chi l’ha conosciuta. Lei, che durante la vita aveva portato pace e serenità, non poteva concluderla se non perdonando”.

Presentare la vita di Suor Leonella Sgorbati vuole stimolare la riflessione sui temi della libertà religiosa, della pace, della fraternità, del perdono, dello spendere la propria vita per gli altri nel nome di Dio, fino alla fine.

Il martirio di suor Leonella, “non è stato un incidente di percorso”, così affermava madre Gabriella Bono, allora Superiora Generale delle Missionarie della Consolata, subito dopo il martirio della missionaria all’Agenzia Fides.  E in una successiva lettera Circolare indirizzata a tutte le Missionarie della Consolata nel mondo, madre Gabriella sottolineava: “Il martirio di suor Leonella è stato un richiamo fortissimo a vivere il martirio quotidiano dell’amore, quello col grembiule, quello nascosto e umile, ma efficace come il seme, che nell’oscurità della terra è promessa di vita vera. Straordinaria nell’ordinario, nella quotidianità del servizio, fino al dono totale di sé, nel nascondimento e nella semplicità.”

Era domenica

Il 17 settembre 2006 era domenica, un giorno ordinario della settimana in terra somala. Suor Leonella, come al solito, uscì presto per recarsi alla scuola per infermieri; le altre suore erano rimaste a casa, perché avevano lavorato il venerdì sostituendo il personale musulmano che celebrava il giorno festivo. Il percorso era breve, ma rischioso, così pericoloso che per compierlo era necessaria una guardia del corpo. Si trattava di lasciare il villaggio SOS, attraversare la strada, ed entrare nella sede della scuola: pochi metri che – in altre parti del mondo – sarebbero stati un dettaglio insignificante, ma non lì, a Mogadiscio.

Alla fine delle lezioni Suor Leonella uscì dall’edificio, sorrise a Mohamed che la stava aspettando per accompagnarla e proteggerla, e si avviò verso casa. Dopo pochi passi si udì uno sparo: un proiettile l’aveva raggiunta.  La guardia cercò di reagire, ma anche lui fu colpito. Sr Leonella cercò di trascinarsi verso l’ospedale, ma fu colpita di nuovo e si accasciò sulla strada. La gente che si trovava sul luogo la prese e la portò dentro l’ospedale. In casa le altre missionarie della Consolata presenti sentirono gli spari e il trambusto in strada. Nemmeno il tempo di farsi qualche domanda e qualcuno  bussò alla porta in maniera concitata. Si precipitarono precipitarono all’ospedale: suor Leonella era pallidissima.  Lì trovarono un via vai febbrile di infermiere e dottoresse che tentavano in tutti i modi di salvarla con ossigeno e trasfusioni.  Suor Leonella era madida di sudore, ma cosciente. Mosse le labbra livide e sussurrò: “Fatico a respirare”.  Incamerò l’aria sufficiente per chiamare Suor Gianna Irene sua consorella, che subito accorse e  avvicinò il suo viso a quello di Leonella. Suor Gianna Irene ricorda: “Non c’era segno di paura o di tensione, nemmeno ansia, ma una grande pace si vedeva che voleva dire una cosa importante che le stava a cuore. E con un fil di voce  disse:“Perdono, perdono, perdono”.