Nella lingua Nuer (parlata in Sud Sudan, ndr), Avvento viene tradotto con la parola Attesa. È una parola alquanto suggestiva quando si aspetta che qualcosa di bello accada. Ma può diventare insensata e stolta quando rimaniamo ad attendere con le mani in mano. L’incontro con Gesù è davvero rilevante. Occorre essere vigilanti per non essere colti alla sprovvista. Infatti, lo sapremo accogliere quando verrà, solo se oggi lo avremo riconosciuto presente nella carne dei nostri fratelli e sorelle.

Il Natale ci dice che l’uomo non basta a se stesso per vivere una esistenza pienamente umana. Abbiamo bisogno di Lui per riconoscere tutto quanto ci disumanizza e difendere l’umanità che è in noi.

Dopo ormai sei anni di conflitto, il 12 novembre scorso avremmo dovuto avere in Sud Sudan un nuovo governo di unità nazionale formato per garantire la pace. Purtroppo c’è stato bisogno di una proroga. Le parti si sono date altri 100 giorni per superare alcuni seri ostacoli.

In Sud Sudan, quindi, l’Attesa della pace continua. Le proroghe sono già state molte anche in passato e non solo di 100 giorni. Si teme che 100 giorni non saranno sufficienti per risolvere i gravi problemi che ci sono e permettere l’Avvento della pace. Ci vorrebbero almeno 100 settimane. Speriamo non 100 anni.

Per vivere la pace non ci possono essere proroghe. La pace va vissuta oggi nonostante le palesi ingiustizie che ci sono ancora nel Paese. Altrimenti non verrà mai.

Nel 2002 papa Giovanni Paolo II aveva profeticamente detto che non c’è pace senza giustizia. Ma non si era fermato lì. Aveva infatti anche detto che non c’è giustizia senza perdono. Sembra capovolgere la prima dichiarazione. In Sud Sudan abbiamo prima di tutto bisogno di misericordia e compassione perché la violenza finisca. Solo allora ci potrà essere giustizia.

Mi chiedo invece cosa stia succedendo alla nostra vecchia Italia. Non abbiamo forse occhi per vedere le grandi ingiustizie che ci sono nel mondo? Possiamo forse lavarci le mani? Come scriveva don Primo Mazzolari: «Il povero è una protesta continua contro le nostre ingiustizie. Il povero è una polveriera. Se le dai fuoco, il mondo salta». Più ci si chiude, più ci si perde. Più ci si apre agli altri, soprattutto ai poveri, più si scopre la propria identità e vocazione.

Il grande romanziere francese Georges Bernanos scrive: «Il mondo muore per mancanza di infanzia». Per fortuna che c’è il Natale: Dio che si fa bambino. Il volto di Gesù Bambino porti più umanità e coraggio nella nostra vita. Buon Natale!

Padre Christian Carlassare, missionario comboniano

Juba (Sud Sudan)