Il mondo, soprattutto oltre l’Europa, ha capito che occorre trovare un’altra economia: il problema è fare in modo che se ne parli nelle università dove spesso si seguono schemi tradizionali. Ne ha parlato stamattina alla terza delle Giornate di formazione e spiritualità missionaria in corso ad Assisi, l’economista e filosofo Roberto Mancini, docente universitario, aprendo gli interventi in programma sul tema “Peregrinantes in spem”. <<Oggi l’economia come scienza è imbrigliata dall’ideologia – ha detto il professor Mancini -. Cambiare il sistema capitalista è possibile attraverso tre linee principali: la prima è di natura spirituale; la seconda e metodologica e porta alla riorganizzazione delle economie; l’ultima è di natura culturale e politica, parte dalla persone e coinvolge le comunità umane>>.

La comunità non deve essere un piccolo microcosmo di rapporti di potere di uno sugli altri <<non una setta, nè un recinto di gerarchie ristrette – ha continuato Mancini -. È importante prendere a misura la comunità: il Concilio Vaticano ha detto la Chiesa è il popolo, parlava di “laici”, ovvero di una categoria in cui rientrano anche i consacrati e tutta l’umanità. Una comunità dove nessuno viene escluso, vecchi, bambini, abili, santi, peccatori. Recuperare la dimensione comunitaria ci permette di essere noi stessi: su questa base antropologica, le dinamiche sociali, politiche, economiche, possono diventare democratiche. La politica non è solo quella delle istituzioni, è quella dei cittadini che si impegnano o sono corresponsabili per la vita politica in associazioni, gruppi, movimenti, attraverso tante modalità. Le persone impegnate nel volontariato sono un supporto importante ai limiti delle istituzioni pubbliche, rappresenta il dinamismo di una comunità impegnata per la giustizia. Ed è espressione di un tessuto comunitario aperto che è la base antropologica per vivere la democrazia e risanare la politica. Bisogna quindi impegnarsi per una vita collettiva che sia veramente solidale a partire dai territori in cui viviamo>>.

Molte le responsabilità nei confronti delle nuove generazioni, <<nelle diocesi, nelle parrocchie sarebbe necessario avere laboratori formativi, scuole di impegno civile, con movimenti di laici che diventino autenticamente sinodali, capaci cioè di comunione, di apertura, di accettazione della diversità di linguaggi. Pensando sempre che nessuno di noi è proprietario della fede, dell’amore di Dio, ma siamo tutti lungo una strada che facciamo insieme – ha concluso l’economista -. I cristiani sono persone che vivono la fraternità attiva, che non hanno paura delle trasformazioni, ma anzi le incoraggiano e le rendono concrete>>.