Si è conclusa l’Assemblea annuale delle Pontificie Opere Missionarie (Pom) svoltasi on line dall’1 al 3 giugno, con la partecipazione di tutte le direzioni nazionali del mondo.

Salutando i direttori nazionali collegati dai rispettivi Paesi, il presidente delle Pom, arcivescovo Giampietro Dal Toso, ha parlato delle difficoltà che hanno costretto i Segretariati internazionali delle Opere ad adottare modalità diverse di lavoro, servendosi di incontri e comunicazioni via radio, televisione e social media, anche se – ha detto – «nessun social sostituisce l’incontro personale».

Citando il Fondo di emergenza per il Covid affidato da papa Francesco alle Pom, monsignor Dal Toso ha sottolineato che «ha avuto un riscontro importante, sia perché abbiamo dimostrato la flessibilità di rispondere ad un grave bisogno del momento, sia perché con questo Fondo abbiamo sostenuto delle Chiese e delle comunità locali in grave difficoltà».

Guardando al prossimo anno ci sono diversi importanti impegni in agenda: nel 2022 si celebreranno i 400 anni dalla fondazione di Propaganda fide; 200 anni dalla fondazione della prima Opera, l’Opera per la Propagazione della fede; 100 anni dall’elevazione delle Opere a Opere Pontificie; e inoltre i 150 anni dalla nascita del Beato Paolo Manna, fondatore della Pontificia Unione Missionaria. «Spero che tutto questo porterà la Chiesa a riflettere sul senso della missione oggi. Ma la Chiesa lo potrà fare nella misura in cui anche noi la aiuteremo a riscoprire il senso della missione come annuncio del Vangelo», ha detto ancora monsignor Dal Toso, ricordando anche la figura di Pauline Jaricot, fondatrice dell’Opera della Propagazione della Fede, di cui si attende la beatificazione: « È stata una laica che nel battesimo ha trovato la radice per il proprio impegno nella Chiesa. È stata una missionaria in un mondo scristianizzato bisognoso di salvezza in Cristo, del quale ha avuto una intima esperienza mistica. Battezzata e missionaria: questa la chiave per capire questa figura che parla anche al mondo di oggi, dove abbiamo bisogno di laici che grazie alla propria esperienza personale di Cristo diventano missionari per la trasformazione dei cuori e del mondo».

Importanti le parole del cardinale Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei Popoli, che ha sottolineato come «durante il sofferto tempo della pandemia non è mancata la nostra missione di stare vicino a chi soffre. Le Pontificie Opere Missionarie hanno continuato la condivisione delle esperienze, sono riuscite a comprendere la sofferenza di tanti popoli attraverso scambi continui, anche on line. Se abbiamo sofferto molto, come famiglia di esseri umani, tuttavia la pandemia non ha impedito di impegnarci nella nostra attività missionaria».

Il suo intervento – come riporta l’Agenzia Fides – ha messo in luce che il lungo tempo del lockdown, con tanta sofferenza in tutti i Paesi e soprattutto nei più poveri, è stato «una grande lezione di umiltà» che ha spinto molti credenti ad «affidarsi alla Provvidenza e alla grazia del Signore… Ci è stato insegnato che la preghiera è essenziale per l’animazione e l’attività missionaria, come vediamo in Pauline Jaricot: l’animazione missionaria non è separata dall’essere discepoli, amici di Gesù che ci invia per portare frutto».

Resta primario il compito pastorale di «risvegliare lo spirito missionario che è al cuore del battesimo», ha detto il cardinal Tagle, poiché le Pom non sono solo «un ente di raccolta fondi» ma con la loro presenza in tutto il mondo hanno il compito di tradurre lo spirito della missione in atti di carità e solidarietà «verso i poveri e i sofferenti: la colletta viene alimentata da questa carità missionaria».

Anche il web è un mezzo di evangelizzazione, come testimoniano storie ed esperienze di giovani e di missionari laici raccontate dai social network, «esempi di grande ispirazione per la società». Questi nuovi strumenti di comunicazione permettono infatti di distribuire materiali, contenuti biblici e spirituali, le cui richieste sono molto aumentate durante i mesi della pandemia. «Nella comunicazione del Vangelo dobbiamo chiederci se noi viviamo la Buona Novella del Vangelo, mettendola in pratica e non solo proclamandola – ha concluso il cardinale – dato che i giovani, esperti della realtà virtuale, si accorgono se la persona che sta comunicando è autentica, se vive quel messaggio che comunica».