Il continente Amazzonia arriva a Roma, nel cuore della cristianità per portare la ricchezza culturale dei popoli che la abitano e la scommessa di un futuro sostenibile per l’intero pianeta. Una “casa comune” che ospita tutta l’umanità e si propone come luogo di incontro, di scambio, di preghiera e di dialogo nei giorni dell’ormai prossimo Sinodo che si svolge in Vaticano dal 6 al 27 ottobre.

Se ne è parlato oggi nella conferenza stampa del progetto “Amazzonia: Casa Comune” che si è svolta nella Sala Marconi di Radio Vaticana con la partecipazione del cardinale Pedro Ricardo Barreto Jimeno, arcivescovo di Huancayo, vice presidente della rete Panamazzonica (Repam) e presidente delegato dell’assemblea speciale del Sinodo che ha parlato in collegamento Skype dal Perù. «Le origini di questo evento nascono dalla Conferenza dell’episcopato latinoamericano di Aparecida del 2007, dove l’allora cardinale Bergoglio aveva sentito particolarmente il tema, messo in luce dagli altri presuli, del rispetto e della difesa dei popoli indigeni» ha detto il cardinale Barreto Jimeno.

La regione panamazzonica comprende più di sette milioni e mezzo di chilometri quadrati, con nove Paesi che condividono questo immenso Bioma (Brasile, Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù, Venezuela, Suriname, Guyana e Guyana francese) e coinvolge sette Conferenze episcopali. La popolazione in questo territorio è di circa 34 milioni di abitanti di cui oltre tre milioni sono indigeni appartenenti a più di 390 etnie. E tutti vivono in rapporto diretto con la vegetazione e le acque dei fiumi, seguendo i ritmi della natura. L’Amazzonia è uno dei due polmoni verdi del mondo, insieme al bacino fluviale del Congo, come ha spiegato il gesuita padre Michael Czerny, segretario speciale del Sinodo, nonché prossimo alla nomina di cardinale. «Da sempre la Chiesa è vicina ai popoli, come ai più deboli che non hanno voce. L’ecologia integrale di cui parla papa Francesco non scinde l’ambiente dall’uomo che lo abita» e le periferie del mondo sono i luoghi in cui spesso la bussola dei diritti umani smette di funzionare.

Lo ha ribadito anche fratel Antonio Soffiantini, presentando il progetto “Amazzonia: Casa Comune”, un percorso importante che si snoda attraverso alcuni luoghi della città a partire dalla chiesa di Santa Maria in Traspontina su via della Conciliazione, con celebrazioni speciali, pellegrinaggi, veglie di preghiera, momenti di incontro e dibattiti con i rappresentanti dei popoli indigeni che saranno presenti a Roma. «Questa iniziativa – ha detto fratel Soffiantini – è uno spazio che viene offerto a tutti coloro che hanno a cuore il destino dell’Amazzonia. E’ anche un modo per entrare in dialogo con i Padri sinodali e con le molte realtà (Cimi, Usmi, Istituti religiosi, Istituti missionari, associazioni e ong) che stanno vivendo e arricchendo questo cammino. Il Sinodo è un cammino ecclesiale che tutti devono fare insieme, in profondo ascolto e preghiera».

Daniela Finamore, coordinatrice della Campagna sul disinvestimento e Programmi europei del Movimento Cattolico mondiale per il clima, ha ricordato il ruolo dei laici e in particolare delle donne nell’impegno contro lo sfruttamento delle risorse naturali e anche nella lotta per il riscatto dei popoli indigeni in Amazzonia, parlando di Diana Isabel Hernández, coordinatrice della pastorale del Creato in Guatemala, uccisa la scorsa settimana.

Mentre il sito è già attivo, cliccando www.amazonia-casa-comun.org, ci si prepara al grande evento del 5 ottobre prossimo durante il quale si celebrerà la Vigilia dell’apertura del Sinodo presso la Chiesa della Traspontina.