La ventesima edizione delle Giornate nazionali di Formazione e Spiritualità missionaria si è aperta oggi pomeriggio ad Assisi con la preghiera dell’assemblea di oltre 120 partecipanti presenti alla Domus Pacis, oltre ad una sessantina di “convegnisti in streaming”. Il saluto di monsignor Giuseppe Satriano, arcivescovo di Bari e presidente della Fondazione Missio, ha dato il via alle Giornate (25 – 28 agosto) dedicate allo slogan della Giornata Missionaria Mondiale “Vite che parlano”, evento promosso dall’Ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese (Cei), per ascoltare esperienze di missione e testimoni diretti di esperienze dell’ad gentes.
Lo ha sottolineato don Giuseppe Pizzoli, direttore generale di Missio, spiegando che le “vite che parlano” dello slogan evocano «l’ascolto attento dei testimoni per imparare ad esserlo anche noi. In questi giorni avremo modo di farlo, in sintonia con il cammino sinodale che ci rimette in ascolto attento di vite che raccontano Gesù; per imparare anche noi ad essere missionari nel mondo e nella quotidianità. Seguiremo le parole del Vangelo che ci parlano di san Paolo. La sua conversione è un testimonianza forte che ci chiama a seguire il suo esempio».
La teologa Laura Verrani ha tenuto la prima lectio presentando l’evento straordinario che ha stravolto la vita di Saulo (Atti degli Apostoli 9-1-31) che da persecutore dei cristiani, viene fermato dall’apparizione di Dio sulla via di Damasco e nella cecità scopre tutta la sua fragilità e umanità.

Le crisi e le sfide che attraversano l’oggi interrogano da vicino la Chiesa: ne ha parlato don Mario Antonelli, vicario episcopale per l’Educazione e la celebrazione della fede della diocesi di Milano, rispondendo ala domanda “Il mondo è cambiato…e la Chiesa? Quali conversioni?”. «Siamo di fronte ad un scenario che possiamo definire “del cambiamento” – ha detto -. Anche papa Francesco richiama la Chiesa e il mondo intero a guardare con attenzione al cambiamento di epoca che stiamo vivendo. Le mutazioni a livello etico, sociale, economico e culturale devono trovare la Chiesa docile allo Spirito per compiere dei passi di conversione. Il Signore parla alla Chiesa, come ha sempre fatto, attraverso gli avvenimenti della storia. In Italia e in particolare in alcune regioni, le chiese non sono così vuote, ci sono ancora preti e suore, le aule del catechismo, gli oratori, altre strutture sono frequentate e questo ci lascia pensare che la crisi sia ancora lontana, che sarà forse un problema per qualche generazione successiva. Invece il rischio della crisi è presente, come anche la sfida di saper rinnovare la fedeltà al Vangelo di Gesù».
Ed è dalla missione nelle periferie del mondo che possono venire suggerimenti e ampliamenti di orizzonti. «Le giovani Chiese che vivono in condizioni di difficoltà e povertà di mezzi e di personale religioso – spiega ancora don Antonelli – non hanno mai conosciuto epoche di grande prosperità anche in termini di risorse umane, oltre che economiche e di strutture ecclesiastiche. Ma in questa loro fragilità e debolezza hanno tanto da insegnarci. Se siamo onesti possiamo intravedere all’orizzonte tempi in cui le nostre chiese conosceranno ristrettezze e fatiche, dobbiamo entrare in una dimensione missionaria permanente».