I 130 seminaristi arrivati nel primo pomeriggio al Seminario vescovile Giovanni XXIII di Bergamo, dove è iniziato il 65esimo Convegno missionario nazionale dei Seminaristi organizzato da Missio Consacrati, sono stati accolti dalla comunità seminariale della città lombarda con un allestimento gioioso: nastri dei colori dei cinque continenti che formano un alto soffitto aereo nel giardino antistante l’ingresso del Seminario, un richiamo alla volontà di guardare in alto, di lasciarsi alle spalle paure e chiusure di due anni di pandemia per tenere gli occhi verso l’orizzonte del mondo.

Ed è proprio dalle paure che don Valerio Bersano, responsabile di Missio Consacrati, è partito, nella sua relazione introduttiva che ha dato il là al convegno:

«Siamo stati provati da due anni di pandemia e da due mesi di una guerra che cresce per gravità e distruzione. Ciò genera paure. “Vivere per dono” è una risposta, è lo stile che il Vangelo insegna», ha detto ai partecipanti giunti da ogni regione d’Italia.

Don Bersano ha fatto riferimento anche alle paure generate dai dubbi che a volte sorgono durante il cammino formativo dei seminaristi: «Sono segno di profondità interiore – ha detto ai futuri sacerdoti – e non devono fare paura. Ci sono persone straordinarie disposte a seguirvi, perché vi aiutino a vincere, in un mondo che sembra minacciare la nostra identità di cristiani. Non dobbiamo avere paura di affrontare le nostre fatiche. La Parola di Dio forma, converte, accompagna, guida il nostro cammino».

Nei quattro giorni di Convegno i partecipanti sono chiamati a riflettere e confrontarsi su un tema fondamentale nel cammino di preparazione al sacerdozio: “Vocazione: vivere per dono” è, infatti, il titolo scelto da Missio.

Il prete è un dono? Si è chiesto don Bersano nella sua relazione. «Sì, e solo nel dono si capisce la figura del sacerdote. Un uomo che ritrova sé stesso nel donare e nel perdonare, nel celebrare il sacramento della riconciliazione. Un uomo che si lascia cambiare dalla preghiera: celebrare vuol dire vivere, non fissarci ad un rito».

Una sottolineatura speciale è stata fatta a proposito del servizio di fidei donum, prete diocesano che condivide parte del proprio servizio nel cammino delle giovani Chiese. «Chi, come missionario, ha lasciato la propria Chiesa nazionale per andare in un’altra, Chiesa giovane e sorella, ha trovato un dono grande. Vogliamo aprirci anche noi al compito missionario della Chiesa nel mondo», ha concluso don Bersano, esortando i seminaristi a prendere in considerazione il servizio missionario ad gentes.

Anche don Giuseppe Pizzoli, direttore della Fondazione Missio, ha contribuito a far conoscere ai giovani partecipanti quelle che sono le diverse realtà missionarie della Chiesa universale preposte alla missione: illustrando le Pontificie Opere Missionarie, ha ricordato la loro fondazione, generata da una passione per il mondo e per l’umanità di sacerdoti, vescovi ma anche laici. Anzi, laiche: «E’ grazie ad una donna francese, Pauline Jaricot, che è nata l’Opera della Propagazione della Fede, esattamente 200 anni fa. Ed è grazie ad un’altra donna, Jeanne Bigard, se è nata l’Opera di San Pietro Apostolo, a sostegno dei seminaristi delle giovani Chiese che non hanno mezzi materiali per permettere ai propri giovani di formarsi per diventare sacerdoti».

Infine don Pizzoli ha ringraziato la diocesi di Bergamo per l’impegno nella realizzazione del presente Convegno e per aver voluto ospitare questo evento nazionale che va ad arricchire i festeggiamenti per il 60esimo anniversario dall’inizio della cooperazione missionaria diocesana con la Bolivia.