A dare il benvenuto ai 180 partecipanti al Convegno missionario nazionale dei Seminaristi, in corso presso il Seminario arcivescovile maggiore di Firenze da oggi – giovedì 2 maggio – a domenica prossima, è stato il “padrone di casa”, don Gianluca Bitossi, rettore del Seminario: in un minuto ha descritto l’importanza storica e artistica del luogo che ospita l’evento, ricordando la presenza di una comunità orante sin dall’inizio del XV secolo.

Gli ha fatto eco don Sergio Merlini, direttore del Centro missionario diocesano (Cmd) di Firenze, che – con l’intera équipe del Cmd – tanto si è prodigato per l’organizzazione del convegno: «E’ un onore ospitarvi qui e contribuire affinché si diffonda la sensibilità missionaria tra i seminaristi. Personalmente – ha raccontato don Merlini – vengo da un’esperienza di 24 anni in America Latina e 8 in Africa. A volte, rientrando dalla missione, restiamo sconcertati perché non troviamo la stessa sensibilità qui da noi. Ma la missionarietà è qualcosa che si impara sul campo, incontrando persone, comunità ed esperienze».

La speranza che tanti dei seminaristi presenti possano fare almeno un’esperienza di missione ad gentes è stata espressa nel suo saluto introduttivo anche da don Giuseppe Pizzoli, direttore di Missio, che ha precisato che fare parte del Gamis, cioè del Gruppo di animazione missionaria in Seminario, non è l’unico motivo di partecipazione al Convegno missionario nazionale: «Presto – ha spiegato rivolgendosi ai seminaristi presenti – sarete sacerdoti a servizio delle vostre diocesi, ma anche della missione universale della Chiesa. Ecco perché va valorizzata la dimensione missionaria nei Seminari. Che questi giorni servano per rinverdire questa specifica formazione».

Il direttore di Missio ha poi attinto dalla propria esperienza di sacerdote, parroco nella sua diocesi di Verona e poi fidei donum, prima in Brasile e successivamente in Guinea Bissau (dopo essere rientrato per alcuni anni in Italia): «Dopo nove anni di esperienza in parrocchia, sono partito per la missione in Brasile. Qui ho dovuto rinascere, come un neonato: ascoltavo ma non capivo, volevo parlare ma non riuscivo ad esprimermi, ho dovuto ripartire da zero, mettendomi totalmente in gioco. E’ un’esperienza che auguro a ciascuno di voi», perché benefica per le diocesi che inviano e per la Chiesa intera.

“Lo Spirito Santo e l’evangelizzazione nel pensiero del Beato padre Paolo Manna” è stato il tema della prima relazione del Convegno, a cura di don Ciro Biondi, segretario nazionale della Pontificia Unione Missionaria (Pum) e responsabile di Missio Consacrati, settore della Fondazione Missio che ha organizzato l’evento.

«Da quando è stata pubblicata la Maximum Illud, la missione è cambiata. In questo Convegno nazionale vogliamo renderci conto di quanto lo Spirito Santo sia protagonista della missione».

Il 2019 segna il centenario della lettera apostolica Maximum Illud di Benedetto XV, considerata la magna charta dell’attività missionaria della Chiesa in epoca contemporanea. «Non tutti sanno – ha spiegato don Biondi, per anni missionario in Cina, Birmania e Papua Nuova Guinea – che il protagonismo dello Spirito Santo nell’evangelizzazione ha trovato espliciti riferimenti nel Magistero grazie al terreno preparato dal contributo del Beato padre Paolo Manna», fondatore nel 1916 dell’Unione Missionaria del Clero, poi Pontificia Unione Missionaria.

«Ritengo che la Maximun Illud – ha proseguito il sacerdote – sia anche frutto del pensiero di Manna, essendo stato proprio lui il primo a parlare del protagonismo dello Spirito Santo nell’azione missionaria. Ed è da qui che Benedetto XV prende lo spunto per la nuova lettera apostolica».

Il Beato Paolo Manna è stato definito “un’anima di fuoco”, un esempio di missionario “che accende l’amore di Dio ovunque venga inviato”. Don Biondi ha esortato i 180 seminaristi presenti a comprendere che «la vocazione alla missione non ha niente di veramente speciale: essa è essenzialmente la vocazione di ogni santo sacerdote», riprendendo le parole di Manna. A ciascun sacerdote è chiesto di essere santo, ricordandosi che «la santità la dà lo Spirito Santo», ha poi concluso don Biondi.

La prima giornata si è chiusa nella Basilica di San Frediano in Cestello con la Celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Franco Agostinelli, vescovo di Prato e delegato Migrantes per la Conferenza episcopale toscana.