Da esperto biblista, il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, oggi – venerdì 3 maggio – ha tenuto la relazione dal titolo “Lo Spirito Santo protagonista della missione negli Atti degli Apostoli”. L’intervento ha arricchito i 180 partecipanti al Convegno missionario nazionale dei Seminaristi, che si sono ritrovati a partecipare ad un’approfondita lezione sullo Spirito Santo protagonista della storia della salvezza.

Concentrandosi su come la Parola di Dio si è diffusa nel mondo ad opera degli apostoli, il cardinale Betori ha affermato che «senza lo Spirito non ci può essere missione».

Non solo: «L’intervento dello Spirito indica la destinazione del cammino dell’annuncio. Ritroviamo lo Spirito come guida dell’annuncio e degli annunciatori dagli inizi della grande opera missionaria di Paolo». Sì, perché il cammino della Parola non è una libera iniziativa degli evangelizzatori: «Non si sceglie, cioè, il proprio pubblico. Esso – ha precisato il cardinale – risponde ad un progetto geografico teologico che è di Dio stesso e che è stato annunciato da Cristo Risorto».

Lo Spirito è colui che ci fa capire che Gesù è il salvatore: «Gli apostoli dicono che Gesù è morto e risorto per esperienza e lo trasmettono come testimonianza, ma lo Spirito ne spiega il pieno significato salvifico». E’ questo l’annuncio che i missionari non devono mai dimenticare di diffondere, tenendo a mente che «la parrēsía, dono dello spirito, copre l’intera attività dell’annuncio e non soltanto la resistenza di fronte alle prove. Non sono le situazioni specifiche di persecuzione che richiedono parrēsía, ma tutto l’annuncio si realizza con questo carattere di franchezza, di libertà a ogni legame e limitazione sia esteriore che, soprattutto, interiore», ha concluso l’arcivescovo di Firenze.

Infine, nel dialogo con i seminaristi che è seguito alla sua relazione, il cardinale ha sottolineato che «non si può annunciare a prescindere dalla scrittura: essa non è facoltativa, perché è lì che abbiamo la certezza della Parola».

Nel pomeriggio l’approfondimento del tema centrale del Convegno è stato affidato a don Luciano Meddi, sacerdote della diocesi di Roma e docente ordinario di Catechetica missionaria alla Pontificia Università Urbaniana. Anch’egli ha trattato il protagonismo dello Spirito Santo nella missione, ma da un punto di vista pastorale.

Il professore ha sottolineato come dai documenti che scaturiscono dal Concilio Vaticano II si evince che sono due i soggetti missionari più importanti: la missione di Gesù di Nazareth e la missione dello Spirito Santo. «La Chiesa – ha spiegato don Meddi – scopre di essere a servizio di queste due missioni, ma ancora non comprendiamo tutte le conseguenze». Spesso, infatti, «chi è coinvolto nella missione crede implicitamente di dover difendere l’unicità di Cristo nel processo salvifico che Dio realizza nel mondo. Con la conseguenza di dover relativizzare o derivare l’azione missionaria dello Spirito solo dall’azione missionaria di Cristo». Invece c’è una missione dello Spirito Santo non parallela a quella di Cristo, ma neanche successiva: le due missioni di Cristo e dello Spirito non vanno messe in contrapposizione, anzi. Occorre adottare quella che è stata definita “l’impostazione trinitaria-pneumatocentrica”.

Esplorando i diversi documenti del Magistero della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II, il professor Meddi ha poi presentato le principali “vie della missione” da inserire nella pratica missionaria e pastorale contemporanea: «Alcune prospettive – ha concluso – hanno creato molte discussioni nella Chiesa e sono stati necessari interventi chiarificatori del Magistero».

I lavori della giornata sono poi proseguiti con i laboratori e si sono conclusi con la Celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Stefano Manetti, vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza.