Il secondo giorno del 64esimo Convegno Missionario Nazionale dei Seminaristi, organizzato da Missio Consacrati e in corso da ieri (mercoledì) a domani, in modalità web, ha visto la partecipazione del cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia–Città della Pieve e presidente della Conferenza Episcopale Italiana (Cei).

Nella sua lectio magistralis su “Fraternità e missione alla luce dell’enciclica Fratelli Tutti”, il cardinale ha parlato direttamente ai 280 seminaristi partecipanti, facendo tesoro del suo lungo vissuto come formatore e responsabile del Seminario minore e maggiore di Firenze. Dalla sua esperienza di vita seminaristica e con il suo ruolo di presidente della Cei, ha consegnato ai partecipanti alcune linee guida per la formazione alla missionarietà dei candidati al sacerdozio.

Come consiglio, ha esortato i seminaristi a fare un’esperienza in territorio di missione prima dell’ordinazione, non solo per sperimentare «un impulso motivazionale ad essere apostoli», ma anche per cogliere «l’unitarietà dell’evangelizzazione che trova nell’ad gentes il suo paradigma».

Poi è entrato nel dettaglio di cosa significhi vivere la fraternità alla luce della recente enciclica Fratelli Tutti, che ha definito «di grande attualità, non solo nella prospettiva della missione ad gentes, ma anche in riferimento alla formazione dei futuri preti».

Il cardinale Bassetti, in un clima di grande familiarità con i seminaristi, ha raccontato di un suo incontro, avuto da rettore del Seminario di Firenze, con papa Giovanni Paolo II nel quale comprese la caratteristica indispensabile per un giovane desideroso di diventare sacerdote: «Un uomo radicato in Dio e capace di oblatività, perché il prete è un piccolo fratello universale. Quindi – ha commentato il cardinale – a chi si prepara al sacerdozio è richiesto un forte spessore di umanità». E sempre attingendo alla sua esperienza personale, il cardinale ha invitato i partecipanti a «non perdere quell’impronta di umanità, di educazione, di formazione, ricevuta dalla famiglia e dalla propria storia di vita: alla fine – ha detto – è questa l’identità di ognuno».

Poi il presidente della Cei ha descritto come vivere la fraternità in concreto.

Innanzitutto occorre comprendere che «la missione evangelizzatrice non può prescindere dalla fraternità: essa rappresenta la condicio sine qua non per vivere la missione».

Ma non esiste la missione senza comunione, parola che indica «la dimensione del rendere partecipi più soggetti tra loro per conseguire un obiettivo che è appunto la missione: la missione, infatti, o si fa insieme o non si fa».

Come secondo passo per vivere la fraternità occorre andare oltre il recinto ecclesiale e considerare come punto di partenza «la comune appartenenza alla famiglia umana», tutti fratelli e sorelle perché figli e figlie di un unico Creatore: in questo i missionari che partono per i cinque continenti sanno essere testimoni con la loro vita e la loro fede.

Nel tracciare le linee guida per vivere in concreto la fraternità, il cardinale Bassetti ha messo in guardia i seminaristi dall’evitare di «scadere nell’astrazione: la fraternità è una realtà che si costruisce fattivamente, mattone su mattone, e faticosamente attraverso una decisa assunzione di responsabilità». Ma da evitare sono anche i pericoli dell’individualismo, della contrapposizione e della competitività: «L’essere insieme non toglie niente alle doti e ai carismi, anzi li potenzia». D’altronde «“Fraternità e Missione” non è mai un’equazione scontata ma, pur con un lento percorso di maturazione, è una realtà che bisogna incessantemente costruire»: un obiettivo fondamentale è quello di «realizzare una comune progettualità missionaria all’interno della Chiesa italiana, nella quale sentano di poter convergere tutte le forze missionarie».

Poi, prendendo come esempio la pellicola di Ermanno Olmi dal titolo “Il villaggio di Cartone”, il cardinale ha da ultimo esortato i seminaristi a vivere la carità, imprescindibile dal binomio fraternità-missione: «Quando la carità è un rischio – ha concluso – vuol dire che quello è il momento della carità. Ecco, ragazzi che mi ascoltate, mi basterebbe che di tutta questa lectio vi ricordaste anche solo quest’ultima frase».