Don Valerio Bersano, segretario nazionale di Missio Adulti&Famiglie, ogni mese commenta l’intenzione di preghiera proposta da papa Francesco tramite l’Apostolato della Preghiera, Opera e Fondazione pontificia.

La riflessione di don Bersano viene pubblicata in una pagina ad hoc sul mensile “Popoli e Missione”. Ecco quella relativa al mese di settembre.

 

«Preghiamo perché la pena di morte, che viola la sacralità dell’essere umano, sia abolita nelle legislazioni di tutti i Paesi del mondo».

In Italia la pena di morte è stata abolita dal lontano 1889 e poi reinserita solo nel ventennio fascista. Per questo rimaniamo sconcertati e soprattutto rabbrividiamo quando le cronache ci informano di condannati alla pena capitale, seppure dovuta a reati gravissimi contro la persona. La pena di morte è stata abolita o non è applicata nella maggioranza degli Stati del mondo, ma è ancora in vigore in circa 75 Stati, come una pratica “accettabile”, in caso di reati gravissimi, compresi diversi Stati degli Usa. Nel 2015 il Parlamento europeo ha espressamente condannato l’uso della pena di morte come strumento di soppressione di libertà civili e personali, come strumento di lotta al traffico di stupefacenti, considerando che la funzione della pena sia in primis “rieducativa”. La condanna a morte, invece, non ha effetto deterrente e il suo uso sproporzionato contro poveri ed emarginati (impossibilitati di poter disporre di una difesa adeguata, presso i tribunali) è sinonimo di discriminazione e repressione.

Negli ultimi anni papa Francesco ha voluto richiamare il mondo su questo annoso problema, ricordando ai cristiani che la pena capitale «è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona». La cura della persona e la considerazione della sacralità di ogni uomo e ogni donna impegnano la comunità cristiana a spendersi in ogni tempo per l’abolizione della pena di morte. Siamo chiamati a custodire la vita, difendendola, curandola anche quando un fratello l’ha violata e calpestata: Dio solo è autore della vita e a nessuno è permesso di sopprimere una vita, riconoscendo piuttosto il male che ha procurato e che va corretto e vinto con un amore più grande di ogni dolore.