Con la gratitudine del vescovo di Torino monsignor Roberto Repole verso tutti coloro che hanno reso possibile il Festival della missione (“bello, ricercato e gratuito”), ha preso avvio la celebrazione eucaristica di chiusura della grande kermesse missionaria, nella chiesa di San Filippo Neri della città sabauda.
Decine i sacerdoti della diocesi che hanno con-celebrato, e i vescovi, con il cardinale Giorgio Marengo di Ulaabaatar in Mongolia.
Una messa dalla speciale liturgia missionaria scelta dalla Diocesi di Torino e dal Suam, arricchita dai canti, dalle danze e dagli abiti tradizionali delle comunità etniche di Torino, assieme alle novizie delle missionarie della Consolata.
Una messa dalla speciale liturgia missionaria scelta dalla Diocesi di Torino e dal Suam, arricchita dai canti, dalle danze e dagli abiti tradizionali delle comunità etniche di Torino, assieme alle novizie delle missionarie della Consolata.
“Non può esserci nessuna comunità cristiana che non sia discepolato di Gesù – ha detto il vescovo Repole durante l’omelia, commentando il Vangelo di Luca 17, 11-19 – ‘Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea.
Entrando in un villaggio gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: Gesù, maestro, abbi pietà di noi!”.
Questi lebbrosi stanno gridando la coscienza della loro umanità.Un’umanità ferita, vulnerabile e malata”.
Che vuol dire essere discepoli missionari oggi? Si è chiesto il vescovo.Rifiutare la violenza e “ritrovare un sentimento che qualche volta si smarrisce: quello della compassione”.E ancora, sono le parole di monsignor Repole:“siamo vicini al grado zero dell’umanità, ossia al non sentire più compassione del dolore degli altri.Abbiamo bisogno di sentire la compassione!”.Le sue parole sintetizzano bene il senso di queste quattro giornate di festival che sono state un percorso alla riscoperta della nostra umanità.“Il cammino dei discepoli missionari è un cammino di decentramento e di compassione”, ha ribadiro Repole.“In un mondo che crea tragedie e disastri, perché corre senza sapere dove andare, c’è bisogno di discepoli missionari”.Nella Chiesa di san Filippo Neri gremita, i missionari, le missionarie, il clero locale, il direttore della Fondazione Missio don Giuseppe Pizzoli, il vescovo di Napoli don Michele Autuoro e don Marco Prastaro vescovo di Asti; gli oltre cento fedeli, hanno ricevuto la benedizione a coronamento di una esperienza che senza dubbio, lascerà il segno.
Un’umanità ferita, vulnerabile e malata”.