Fede, ecologia e tecnologia sono tre spazi in cui si intrecciano io, noi e gli altri, passato, presente e futuro. Se vogliamo, ogni spazio può essere vissuto in tutti i tempi e in tutti i livelli di relazione. Come stiamo al loro interno? Quali sono i valori e gli ideali in cui crediamo che guidano le nostre azioni? Il modo in cui viviamo la fede, in cui ci prendiamo cura del creato e in cui usiamo la tecnologia, favorisce la relazione e considera altri tempi oltre al nostro?

La fede non è mai solo “mia”: è un incontro, una strada verso l’altro, verso il diverso da me, che può essere anche percorsa insieme. L’attenzione all’ambiente parla della nostra cura per il benessere della società attuale ma anche per chi verrà dopo. La tecnologia può diventare luogo di condivisione di esperienze personali passate per favorire un cambiamento futuro.

Se guardiamo bene, ci renderemo conto che tutto è profondamente interconnesso, che le dimensioni che abbiamo esplorato nelle schede precedenti non sono altro che stanze dalle innumerevoli porte, aperte l’una sull’altra.

 

 

Dalla prima lettera di San Giovanni Apostolo (1 Gv 3, 13-24)

Non meravigliatevi, fratelli, se il mondo vi odia. Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida ha più la vita eterna che dimora in lui. In questo abbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità. In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

La parola chiave è IDEALI

DOMANDE DI RIFLESSIONE, personale o in gruppo

  • La vita di tutti, come un cammino, è piena di opportunità, ricca di occasioni anche per conoscere meglio noi stessi e gli altri… questa conoscenza necessita l’apporto degli altri. Ti pare importante coltivare ideali, anche se alcuni si sono rivelati almeno per ora, irraggiungibili?
  • Negli ideali poni esclusivamente il tuo vantaggio o rientrano altre persone (che sia nella condivisione dell’ideale da single, nella vita di totale consacrazione, a Dio o al proprio sposa/o)?
  • Cosa voglio “realizzare” in me, nella mia vita, attorno a me?
  • La vita ci fa incontrare molte persone ed il nostro atteggiamento verso di loro manifesta il valore che noi diamo alle relazioni. Potresti immaginare la realizzazione degli ideali attraverso la cura e l’attenzione verso chi è più povero, malato o comunque più fragile o in necessità?

 

 

 

Missionari di speranza in Amazzonia

“Stare con le comunità indigene significa anche valorizzare il modo di vivere a contatto con la natura, una cultura della comunità dell’aiutarsi a vicenda nel rispetto del creato”.

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Attività “La bussola degli ideali”

Obiettivo: stimolare i partecipanti a riflettere sugli ideali che orientano le proprie scelte (personali, collettive, quotidiane) e sul modo in cui la fede, l’ecologia e la tecnologia possono dialogare tra loro senza entrare in conflitto. Far emergere il valore delle convinzioni personali, ma anche la necessità di confronto e apertura agli altri.

Dinamica:

I partecipanti si dispongono in una sala o in uno spazio aperto che viene suddiviso idealmente in 3 grandi settori, ognuno dei quali rappresenta un ideale: fede – ambiente – tecnologia. L’animatore legge una serie di frasi/domande-stimolo e i partecipanti si spostano verso l’ideale che sentono più vicino alla loro risposta. Non si tratta di scegliere “l’ideale migliore”, ma quello più coinvolto nella propria reazione o nella propria scelta. Dopo ogni spostamento, l’animatore chiede ad alcune persone di raccontare perché si trovano lì.

Esempi di frasi:

  • Penso al futuro che vorrei: quale valore sento più urgente?
  • Un mondo ideale per me è quello in cui…
  • Quando scelgo cosa comprare, quale criterio pesa di più?
  • Davanti a un conflitto tra ciò che credo e ciò che funziona, cosa guida la mia scelta?
  • Quando sogno il cambiamento, dove nasce la mia spinta?

Variante finale (riflessiva): i partecipanti possono posizionarsi al centro se sentono che i tre ideali devono coesistere in equilibrio. Oppure spostarsi tra un ideale e l’altro man mano che l’animatore legge nuovi scenari concreti (es. “Costruire una casa sostenibile”, “Scegliere cosa pubblicare sui social”, “Organizzare una giornata con un gruppo di amici”).

Materiale utile:
Per introdurre il tema, può essere utile partire dalla scheda di approfondimento che unisce i linguaggi dell’arte, della musica e del cinema. Si può proporre una breve visione iniziale o una lettura guidata degli spunti per entrare nel tema prima dell’attività.

Per riflettere

Si propone di riflettere in gruppo per un confronto e scambio reciproco: Nella nostra formazione, come entrano la realtà dell’ecologia integrale e l’attenzione all’ambiente? Nella nostra zona, siamo a conoscenza di gruppi che seguono la proposta ‘Laudato sii’ di Papa Francesco? In che modo noi come Chiesa possiamo vivere le tendenze del mondo laico?

 

 

 

Musica: “Heal the world” di Mickael Jackson

“Heal the World” di Michael Jackson è un appello alla solidarietà, all’amore e alla responsabilità collettiva verso il pianeta e l’umanità. La canzone invita a guarire il mondo non solo a livello ambientale, ma anche sociale ed emotivo, promuovendo empatia, unità e rispetto reciproco. Attraverso versi carichi di speranza, Jackson sottolinea che ogni persona può contribuire a creare un mondo migliore con piccoli gesti di gentilezza e amore. L’amore è presentato come una forza autentica e trasformativa, capace di superare divisioni e ingiustizie. Il messaggio è chiaro: migliorare il mondo è possibile, ma richiede l’impegno di tutti, partendo dalle nostre azioni quotidiane e dalla volontà di costruire un futuro più giusto e solidale.

 

Musica: “Ho bisogno di credere” di Fabrizio Moro

La canzone esprime la necessità di avere fede; una fede vista come una forza universale che abbraccia l’intera esistenza. È una fede in se stessi, negli altri e nella vita, che diventa un’arma potente per superare ogni sfida. Il passato doloroso, in questa prospettiva, non è un ostacolo ma un punto di forza. Nel testo emerge anche il tema del limite, una caratteristica intrinseca della condizione umana. Nonostante una certa riluttanza nell’accettarlo pienamente, si sottolinea l’importanza di avere fede anche in esso. Credere che l’essere “a un passo da” ciò che è fondamentale per la vita possa, in realtà, dare senso all’esistenza.

Leggendo il testo, si percepisce una fede ancora più profonda che va oltre quella individuale e che si manifesta nel silenzio. Questa fede funge da “conduttore fra un dubbio e questo immenso”, diventando un punto di riferimento quando tutto il resto perde significato.

Il brano raggiunge il suo apice quando il cantante esprime la sensazione di essere vittima della vita e di sentirsi intrappolato in una “prigione senza sbarre”. In un momento di disperazione, invoca un’entità superiore per essere salvato da questa esistenza “artificiale e scombussolata”, affidandosi al destino e concludendo con un semplice “io aspetto”.

In una società che promuove l’individualismo, la diffidenza e una libertà sfrenata, il cantante confessa l’esatto contrario: si sente impotente e debole di fronte a un’esistenza più grande di lui. “Ho bisogno di credere” diventa così una confessione a se stesso, un grido che sottolinea il bisogno fondamentale dell’uomo di avere fiducia in qualcosa o in Qualcuno che possa salvarlo e dare senso alla sua vita.

 

Quadro: “Season’s greetings” di Banksy (2018)

“Season’s Greetings” di Banksy unisce in modo potente spiritualità, ecologia e tecnologia attraverso un’immagine che, a prima vista, appare dolce e innocente: una bambina con le braccia aperte e lo sguardo rivolto verso l’alto, in un gesto che richiama la preghiera, la speranza e la fiducia. Sembra accogliere la neve con gioia, ma si scopre che ciò che cade dal cielo è cenere industriale, proveniente da una ciminiera. Questo gesto spirituale, quasi sacro, viene così sovvertito: non è la benedizione della natura o del divino a scendere dal cielo, ma il frutto di un mondo tecnologico e industriale degenerato. L’opera riflette su come la fede nell’umanità, nella purezza e nel futuro venga tradita da una realtà dominata dal consumismo, dall’inquinamento e dalla cieca fiducia nel progresso tecnologico. Il murale diventa così una preghiera interrotta, un atto di fede contaminato, che ci interroga sulla nostra responsabilità ecologica, sulla disconnessione tra tecnologia e natura, e su quanto la spiritualità sia oggi svuotata o ignorata in un mondo dove le “benedizioni” sono velenose.

 

Film: Fratelli tutti (2022)

Il mondo è in frantumi, la fraternità spezzata dal moltiplicarsi dei muri fisici, economici, legali. Mai come ora l’ecologia – intesa come relazione tra essere umano e natura – è ferita.
Questo tempo di crisi è, però, tempo di sogno.
E’ tempo di mettersi in cammino come discepoli missionari per annunciare con la vita la Buona Notizia del Regno. Un compito affidato a tutti i battezzati come ha insegnato il Concilio Vaticano II e ci hanno ripetuto il Documento di Aparecida e papa Francesco. Donne e uomini in pellegrinaggio sulle vie del mondo: sulle strade affollate delle grandi metropoli come sui viottoli sterrati dei villaggi remoti del Sud del mondo.
Attraverso tre storie, il documentario racconta chi ha scelto di farsi missione, incarnandosi nei popoli e camminando con i popoli e per i popoli del pianeta. Spostandosi dal Brasile alle Filippine, “Fratelli tutti” si sofferma sulle “soglie” fra luogo e non luogo. Fra la realtà, spesso tragica, dei luoghi dove si “ammassano gli scarti” del nostro modello socio-economico, e l’utopia quotidiana di quanti, come i missionari, non si rassegnano alla dittatura dell’esistente ma hanno il coraggio di piantare semi di bene.

Padre Dario Bossi, padre Simone Piccolo e padre Alvar Sanchez sono tre volti concreti e attuali della missione samaritana a cui papa Francesco, in “Fratelli tutti”, non si stanca di esortare il popolo di Dio.

 

Fratelli tutti

 

Film: Domani (2015)

Domani è un film documentario francese diretto da Cyril Dion e Mélanie Laurent, uscito nel 2015. Di fronte a un futuro che gli scienziati annunciano come preoccupante, il film ha la particolarità di non cedere al catastrofismo.

Cinque capitoli: agricolturaenergiaeconomiademocraziaistruzione per parlare con chiarezza ma senza inutili e semplicistiche riduzioni di complessità di tutte quelle strategie già attuate in diverse parti del mondo per riequilibrare la biosfera, superare le crisi economiche, livellare le ineguaglianze, rispettare l’ambiente tornando a essere legati a esso. E quindi, in Domani, si parla di orti urbani e agricoltura sostenibile, di permaculture, di fonti energetiche rinnovabili, di compostaggio, di città come Copenaghen nella quale il 65% dei cittadini non usa l’automobile, di revisione di un modello economico che mira alla crescita indefinita, di monete locali per ecosistemi economici complementari, di leggi della Terra e di diritti umani, di un modello educativo basato su fiducia e tolleranza e collaborazione.

Le parole chiave sono quelle di una sostenibilità che fa rima con sicurezza e sanità, di un rispetto delle diversità e delle autonomie senza dimenticare mai le necessità delle interdipendenze. Di un ripensamento del nostro stile di vita che, con una necessarietà filosofica prima ancora che comportamentale, porti a rivalutare i concetti di lentezza e limite e considerarli elementi positivi e propulsivi e non zavorre che frenano il progresso.

 

 

 

Se mi apro ad una dimensione missionaria, sono consapevole del divario digitale (digital divide) che rende diversa la lettura della realtà tra noi e molta parte dell’umanità in altri Paesi del mondo (tutti coloro che non hanno facilità ad accedere al mondo digitale e che quindi non dispongono di tutte le informazioni che disponiamo se connessi quotidianamente)? Come interagiscono il mio cammino di fede e la tecnologia sempre più pervasiva in cui sono immerso (internet, fake news, AI, apprendimento e conoscenza …)?