Anche se in modalità web, l’inizio del 64esimo Convegno Missionario Nazionale dei Seminaristi, organizzato da Missio Consacrati e avviatosi oggi (mercoledì 21 aprile), è stato un luogo di comunità, sebbene virtuale. Sì, perché i circa 280 partecipanti da ogni regione d’Italia – molti dei quali riuniti in piccole comunità di Seminari, collegati a gruppetti per partecipare insieme all’evento – hanno avuto modo di sentirsi vicini e di presentarsi vicendevolmente, nonostante la distanza.

Intorno ai futuri sacerdoti di Catanzaro, Cagliari, Arezzo, Chieti, Salerno, Anagni, Ancona, Bergamo, Como, Milano, Brindisi, Patti e tantissime altre diocesi e realtà, si sono riuniti anche gli otto missionari che, come animatori, da anni visitano le comunità dei Seminari di tutta Italia incontrando i Gamis (Gruppi di animazione missionaria). Anch’essi hanno avuto modo di presentarsi a tutti i partecipanti, ricordando la preziosità del vivere l’esperienza missionaria ad gentes, che forma per la vita e modella la propria fede lasciando un’impronta indelebile di fraternità vissuta.

I lavori del primo collegamento web sono stati aperti da don Giuseppe Pizzoli, direttore della Fondazione Missio, che ha ricordato come anche per lui il Convegno Missionario Nazionale dei Seminaristi sia stato «una tappa importante del cammino di studente: quel convegno mi ha motivato alle scelte che ho fatto successivamente (la disponibilità a partire come fidei donum, ndr). Mi auguro che anche per voi che partecipate a queste giornate, nonostante non sia un convegno in presenza, questo appuntamento possa essere utile e prezioso per il vostro cammino. Magari i frutti li raccogliete tra qualche anno – ha concluso – ma in questi tre giorni si può seminare molta grazia di Dio nei vostri cuori».

La parola è poi passata a don Valerio Bersano, segretario nazionale di Missio Consacrati, che ha incentrato il suo intervento su come la fraternità possa rivelare la propria missione e la propria chiamata. Ricordando che la Chiesa è per sua natura missionaria, don Bersano ha sottolineato che «non esiste una fraternità che può essere spiegata teoricamente: occorre viverla, mettendo in atto il Vangelo».

La missione è «la spinta, l’invito che riceviamo continuamente dal Signore: chi è chiamato da Dio al ministero presbiteriale capisce che questo è un impegno d’amore» e sa come debba «rimanere fedele al mandato missionario».

Poi, ricordando come i seminaristi possano vivere la fraternità nel quotidiano, nelle proprie comunità di vita e di fede, don Bersano ha esortato gli studenti a tenere uno sguardo attento su ciò che accade nel mondo (citando la situazione del Myanmar, il pericolo di una nuova guerra in Ucraina, le migliaia di profughi in Serbia e tante altre realtà problematiche nei diversi continenti). Questo anche per rendersi conto che «siamo il frutto di molti doni e abbiamo ricevuto tutti una miriade di opportunità, siamo davvero dei “graziati”… però perdiamo spesso la memoria di tutto questo e allora viviamo da ingrati, da insoddisfatti e lamentandoci».

Un esercizio per rifuggire da questo pericolo è quello di vivere «la “Sapienza”, cioè avere dentro di noi il “gusto” della vita vissuta “insieme agli altri”, avere la Sapienza come dono di Dio e non smettere di conoscere e incontrare le persone».

Da qui è scaturito il suo invito a chiedersi in chi rispecchiarsi: forse in chi ha il potere di prendere delle scelte nella mia diocesi? O in figure di testimoni di fraternità che non si sono risparmiati nel vivere la propria missione laddove il Signore li ha mandati?

E don Bersano ha tratteggiato le figure di don Tonino Bello, «vescovo dalle scelte forti e coraggiose che parlava della “Chiesa del grembiule”»; monsignor Helder Camara e monsignor Oscar Romero, «uomini che hanno amato i poveri, che hanno speso energie per i giovani, perché avessero un futuro onesto e libero da ingiustizie»; e don Roberto Malgesini, che mentre «serviva i poveri come tutte le mattine, è stato ucciso da un giovane che lui stesso aveva aiutato».

Tutti testimoni, questi e altri, che incarnano una caratteristica indispensabile per vivere il sacerdozio: quella del servizio, che «non si pone al centro ed è pronto ad annunciare con la vita, mai per sé e sempre per gli altri», proprio come San Giuseppe, icona che papa Francesco ha scelto per celebrare la 58esima Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, in programma per domenica prossima. E che tutti i seminaristi sono impegnati a vivere in prima persona.

Il Convegno prosegue con il collegamento di domani, per l’intervento del cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia–Città della Pieve e presidente della Conferenza Episcopale Italiana. La sua presenza sarà l’occasione per consegnare ai giovani studenti il messaggio dei vescovi sulla formazione alla missionarietà dei candidati al sacerdozio.