E’ stata una vera e propria lezione quella che padre Giuseppe Buffon, decano della Facoltà di Teologia della Pontificia Università Antonianum in Roma, ha tenuto questo pomeriggio nell’ultimo collegamento del 64esimo Convegno Missionario Nazionale dei Seminaristi. I 280 partecipanti iscritti all’evento organizzato da Missio Consacrati, in corso da mercoledì scorso a oggi (venerdì’ 23 aprile), hanno avuto modo di ascoltare il professore, interagendo con domande e sollecitazioni.

Partendo dall’incontro di Francesco d’Assisi con il sultano Malik al-Kamil, avvenuto a Damietta in Egitto nel 1219, di cui lo scorso anno abbiamo celebrato l’ottavo centenario, padre Buffon ha fatto un excursus storiografico per far comprendere come la lettura della visita del Poverello d’Assisi al sultano d’Egitto si sia evoluta nel susseguirsi delle epoche storiche: dal Medioevo al Rinascimento, dalla Controriforma all’Illuminismo, dal Romanticismo all’attualità dei nostri giorni. Fonti, testimoni e opere d’arte hanno guidato la lectio, nella quale padre Buffon ha sottolineato che la parola più idonea per descrivere il modo di praticare la “fraternità” per san Francesco, è “ospitalità”.

E’ proprio partendo da questa parola che il professore ha descritto la “cifra della missione”, sottolineando come sia «la prima volta che in una regola monastica (quella di san Francesco, ndr) viene inserito un capitolo dedicato alla missione: una missione che è umiltà, “fraterna sottomissione”, ospitalità».

E’ questo l’atteggiamento tenuto da Francesco quando è andato ad incontrare il sultano: chiedendo ospitalità ha incarnato appieno l’atteggiamento da imitare anche oggi, se si vuole testimoniare il Vangelo (non importa se si è missionari ad gentes o seminaristi in preparazione al sacerdozio).

D’altronde, ha esplicitato padre Buffon, «si evangelizza accompagnando, percependo dentro la realtà quelli che sono i semi del Regno: se Dio ha già salvato la Storia, è già Signore della Storia, a noi spetta riconoscere questi segni della presenza di Dio dentro le realtà. E dunque sottomissione significa sottomissione allo Spirito, che parla attraverso gli eventi».

Ma qual è la caratteristica dell’ospitalità che san Francesco insegna anche per l’oggi? «E’ quella che mi obbliga a dislocarmi – ha chiarito il frate francescano – e a rivedere la mia identità in relazione con l’altro, quindi mi fa riscoprire un’identità relazionale aperta, non chiusa e conflittuale. L’ospitalità mi dà quest’opportunità, perché mi obbliga a rivedere la mia identità andando verso un’identità relazionale».

A conclusione del Convegno don Valerio Bersano, responsabile di Missio Consacrati, ha invitato i partecipanti a far tesoro di quanto accolto in questi giorni: «Il binomio “fraternità e missione” – ha detto – non è uno slogan, ma è lo stile dei discepoli di Gesù. Non abbiate paura di rispondere al Signore che vi chiama per annunciare il Vangelo anche lontano dall’Italia: se Dio vi chiama, vi donerà anche la forza per affrontare insieme le difficoltà, non da “super apostoli” ma con la sua forza, da missionari della misericordia».

Anche don Giuseppe Pizzoli, direttore della Fondazione Missio, ha definito quest’incontro come «una grande ricchezza, con contenuti profondi che ci aiutano a riflettere anche oltre questi tre giorni in cui siamo stati insieme».

Appuntamento al prossimo anno, in presenza, dal 27 al 30 aprile 2022 a Bergamo.