Karibu Musungu

Per la nostra esperienza breve di missione, siamo stati destinati alla missione di King’eero delle suore Orsoline di Gandino nel villaggio di Kabete, a poco più di trenta chilometri dal centro di Nairobi (Kenya). Il convento sorge in uno dei numerosi villaggi sparsi nella periferia della capitale keniota e gode di tutti privilegi (non sempre diffusi) quali acqua corrente, elettricità, internet, etc.

Le suore gestiscono l’asilo e la scuola primaria (kindergarten e primary school) oltre ad un ambulatorio. Ci è stato chiesto di fare un’attività di animazione per i bambini. Una sorta di Cre Grest in versione un po’ rimaneggiata, con più di trecento bambini di età compresa tra i 3 e i 12 anni. Dopo tanti anni di animazione in oratori bergamaschi, era una sfida per tutti noi poter esportare quello che per noi è ormai normalità dall’altra parte del mondo.

Già così, per i numeri e le difficoltà di comunicazione (a volte l’inglese non bastava e talvolta neanche il swahili) sapevamo potesse essere impegnativo, ma non avevamo considerato un fattore: la reazione dei bambini alla nostra presenza. Quando un musungu (letteralmente l’uomo dalla pelle bianca) arriva in Kenya è storicamente associato ad una persona che viene per donare qualcosa. Quindi viene sempre accolto con un caldo karibu (benvenuto). I più piccoli non sono da meno. Alla nostra vista, dal primo all’ultimo giorno la reazione era euforia pura! A volte diventava difficile, ballare, camminare, parlare senza essere “assaliti” da uno stuolo di bambini. Eravamo in tutto e per tutto un’attrazione da scoprire. Al di là di queste “difficoltà”, è stato bello mettersi in gioco in modo da creare un “Cre” keniota e non imporre un nostro modello italiano rodato nel corso degli anni.

Ovviamente abbiamo anche avuto l’occasione di vivere a pieno il Kenya, grazie soprattutto alle suore che ci hanno, non solo ospitato, ma fatto anche da cicerone nei nostri momenti da turisti. Non possiamo dire di aver scoperto l’Africa o di averne capito i significati più profondi, ma abbiamo sicuramente sfatato tante piccole (o grandi) convinzioni che ci portavamo dietro dall’Italia. Alla fine, come tutti i viaggi, è sempre una scoperta incontrarsi con nuove culture, persone e tradizioni, trovando punti di incontro e differenze.

 

Ilario, Kenya