Sono partita per questa missione senza sapere veramente ciò che sarei andata a fare e forse questa rappresentava la mia primaria preoccupazione. Nel percorso di sei incontri preparatori con il Centro Missionario mi dicevano che la cosa più importante era “Saper stare” e non era una cosa facile da poter immaginare. Ho trascorso tre settimane nel cuore di Baracoa, una città di 80.000 abitanti nella regione di Guantanamo, situata all’opposto dell’Havana. Non ero sola, con me c’era Sara, l’amica di una vita. Ogni mattina venivamo travolte dall’iperattività e dall’entusiasmo dei bambini ma il tempo per approcciarsi realmente a loro è stato poco. Abbiamo costruito ottimi rapporti con i ragazzi della parrocchia, che avevano una gran voglia di raccontarsi, di esprimere ciò che provavano, facendoci da guide, coinvolgendoci nella loro vita quotidiana, attraverso i racconti del periodo scolastico, del loro impegno per la Chiesa, della loro cultura, di ciò che devono accettare, di ciò che vorrebbero superare. Mi sembravano più maturi della loro età e a loro devo il mio ricordo più bello.

Non solo città ma anche villaggi, nascosti dalle distese di verde che ogni giorno mi incantavano. I pomeriggi li passavamo nelle comunità insieme ai Don, che si recavano per fare messa. Tornavamo sempre con qualche dono, la loro ospitalità e generosità mi apriva il cuore. A volte ci si radunava in una casa qualunque, a volte in umili e piccole costruzioni di legno, pitturate in azzurro e adibite a chiesa. Mi emozionava sempre vederne una, era il simbolo della loro fede, un luogo di incontro a cui tenevano.

Mentre tornavo in aereo, costruivo i braccialetti che i ragazzi mi avevano insegnato a fare, ripassavo le canzoni che avevano fatto da colonna sonora di questo viaggio: sono tutte quelle cose che mi riportano immediatamente a loro e ad oggi, a settimane di distanza dal ritorno, mi fanno sentire nostalgica.

Un ringraziamento particolare va a tutte quelle persone che hanno profuso il loro impegno per le attività del percorso prima della partenza e a Don Matteo, Don Giuseppe e Don Efrem, che ci hanno permesso di sfruttare al massimo la nostra permanenza a Baracoa.

 

Simona, Cuba