Viaggiare per condividere è stato un vero e proprio viaggio alla scoperta di me stessa, degli altri, del mondo. Piena di entusiasmo ho deciso quindi di partire per l’Africa, direzione Tanzania. Lo slogan che ha accompagnato l’esperienza era: “Viaggiare non per fare ma per sostare”. Sostare inteso come fermarsi in un posto e prendersi del tempo per conoscere ma anche so-stare ovvero essere in grado di riuscire a “stare” in un contesto diverso che a volte, ve lo assicuro, non è stato facile. Proprio durante il percorso ci era stato detto: “Non sempre potete fare qualcosa per gli altri, ma sempre potete scegliere di stare accanto all’altro”. Lì ho capito meglio il senso di questa frase.

Affiancati dalle missionarie abbiamo conosciuto varie realtà locali, missioni dove si promuovono molti progetti di promozione umana accanto all’evangelizzazione: dagli orfanotrofi alle case-famiglia, dagli ospedali alle scuole e asili. Abbiamo toccato con mano la disperazione di un popolo estremamente povero e dilaniato dall’AIDS, talvolta succube della stregoneria. Nonostante questo ho scoperto un popolo che non si è arreso e ho percepito tanta speranza e voglia di riscatto, di cambiamento.

Siamo stati accolti nelle famiglie come fossimo amici da tempo e grazie alla loro ospitalità ci siamo sentiti a casa.

Di certo non è un viaggio che ti cambia la vita ma ti scuote quanto basta. Difficile è descrivere le emozioni contrastanti che ti investono in un mondo così diverso dal nostro ma anche così vicino alle cose essenziali e ai valori veri e profondi della vita. Quando la preoccupazione più grande è procurarsi un pasto non c’è spazio per le banalità sulle quali noi a volta ci soffermiamo. Sicuramente posso dire che il dono della missione l’ho ricevuto da queste umili persone, da chi mi ha presa per mano senza giudicarmi e mi ha fatto guardare verso un orizzonte nuovo.

 

Chiara, Tanzania