Eccomi! Finalmente sono atterrata su questa terra, su questo pezzetto di Africa che si chiama Benin.

Tante, troppe volte ne avevo sentito parlare; non mi ero fatta un’idea precisa di cosa mi aspettava, volevo semplicemente viverla per, finalmente, chiudere un cerchio, quel cerchio fatto di profumi, colori e volti che avevo desiderio di scoprire.

È strano raccontarsi, a tratti difficile, ma è proprio vero che farlo è un passo verso l’altro, è il senso della missione…

Non è stata la mia prima esperienza fuori, ma sicuramente la prima che mi ha fatto sentire libera! Libera di essere me stessa, libera di andare oltre in una terra dove ti senti accolta.

Sono stata ospite nella missione della Diocesi di San Severo, ho vissuto lì il triduo pasquale; strano passarlo lontano da casa, ma così significativo e toccante averlo fatto.

Era il momento giusto, quello dove ho potuto realmente assaporare cosa significa spendere la

vita per gli altri fino a morire e a rinascere, rinascere da tutte quelle cose che mi stavano strette, da quelle situazioni che non si sbloccavano.

Ripartirei anche domani, senza troppi pensieri, con quella voglia solo di stare, stare con l’altro, anche in silenzio; forse a qualcuno sembrerà strano, ma ho capito anche questo…rimanere in silenzio ad ascoltare l’altro, a contemplarlo, a contemplare la bellezza che avevo intorno, la

semplicità di una terra che nella sua difficoltà è splendida.

Mi sono soffermata a raccontarvi l’Africa perché mi ha rapita, ma non posso non prestare attenzione alla Palestina, dove ho potuto sperimentare l’incontro con Gesù bambino ogni volta che lavavo, vestivo o davo da mangiare ai bambini disabili del centro “Hogar niño Dios”.

Non so se sono riuscita a far capire realmente cosa è significato per me questo viaggio, perché penso che fino a quando non lo si vive non lo si riesce a capire realmente, ma ho provato a far vedere quanto è stato importante lo stare con l’altro semplicemente incontrando.

 

Maristella, Benin