Padre Tarcisio Pazzaglia si è spento la notte scorsa a Milano.

È stato un grande missionario comboniano nei cui confronti, chi scrive, sarà sempre debitore per la sua straordinaria testimonianza di vita.

Era nato il 15 febbraio del 1934 ad Apecchio (diocesi di Fano).

Partì per l’Uganda nel 1964 e tranne una breve parentesi in Italia dal 1970 al 1972 è sempre rimasto lì, in terra africana, come sentinella del mattino del popolo Acholi.

Lo conobbi nel 1983 quando ero studente di teologia a Kampala e la nostra amicizia è lievitata negli anni, soprattutto quando il 28 agosto del 2002 fummo sequestrati a Tumangu, nel Nord Uganda, assieme a Carlos Rodriguez Soto.

In quella circostanza ci confrontammo, insieme, ripetutamente, con “Sorella morte”… anche se poi – come diceva padre Tarcisio – “non fummo considerati degni del martirio”.

E’ sua anche l’espressione ‘i missionari sono i caschi blu di Dio’.

Fu proprio lui ad assolvermi poco prima che finissimo di fronte al plotone di esecuzione. E se riuscimmo a salvarci, miracolosamente, fu proprio perché tutti e tre invocammo l’intercessione di padre Raffaele Di Bari, ucciso dai ribelli dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lra) il 1 ottobre del 2000.

Padre Tarcisio è stato un autentico casco blu di Dio che ha speso la propria vita per la causa del Regno.