Nel Nord Kivu la febbre emorragica sta prendendo il sopravvento: in questa regione orientale della Repubblica Democratica del Congo un’epidemia di ebola scoppiata a febbraio è oramai fuori controllo. Negli ultimi mesi il virus anziché arrestarsi si è propagato: una parte della popolazione rifiuta di farsi vaccinare e teme, anzi, di venire infettata ad arte, e così la psicosi del complotto dilaga in tutta la zona del Nord Kivu.

Questa è la storia che ci racconta padre Eliseo Tacchella, missionario comboniano a Butembo Beni da oltre 30 anni.

«A nord di Beni si è verificato prima qualche caso isolato – spiega – poi l’epidemia ha iniziato a diffondersi a ritmi più serrati. Dopo qualche giorno la gente ha cominciato a dire che non esisteva il virus ebola e che il vaccino imposto dall’Oms era una strategia governativa per massacrare una parte del popolo».

Da quel momento in poi, nelle campagne del Nord Kivu, la febbre emorragica ha preso il sopravvento.

«Sentiamo moltissime persone, soprattutto nelle campagne dire “l’ebola non esiste ci vogliono solo far del male”. Il punto è che è in corso una manipolazione della realtà, le milizie Mai -Mai e molti politici locali stanno facendo una campagna di disinformazione totale», spiega ancora padre Tacchella.

Ad oggi, un mese dopo i primi sintomi, secondo fonti del ministero della sanità congolese, i casi accertati di ebola sono 1705, di cui 1617 confermati e 88 probabili. 

I morti accertati sono 1124, mentre 456 persone sul totale di quelle infettate, sono guarite.

«L’ebola può essere arginato in pochissimo tempo, si trasmette solo per contatto. Se preso in tempo il virus è curabile, ma se si comincia a vomitare sangue, allora vuol dire che è finita».

Ma perché questa campagna di disinformazione in atto, a chi conviene?

«E’ chiaro che qui la gente è stufa della guerra e si lascia prendere in giro: dopo 25 anni di guerriglia e massacri si è tentati di credere che persino un vaccino possa essere un’invenzione per uccidere – spiega il missionario – C’è poi anche un discorso di superstizione e di credenze popolari, che per fortuna non  riguarda l’intera popolazione congolese».

I discendenti di queste tribù del Nord Kivu, «si sono sempre opposte alle invasioni: hanno tentato di cacciarli via e prendere le terre e massacrarli e loro non rispondono mai con la violenza ma facendo figli in quantità».

Un altro missionario storico, il fidei donum Giovanni Piumatti, contattato al telefono, ci spiega nei minimi dettagli il clima di confusione e caos che regna in questa regione del Congo in questi giorni infernali.

«Ci sono perfino medici dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che stanchi di questo clima di diffidenza, vorrebbero dare le dimissioni – dice padre Giovanni, 80 anni compiuti, da sempre missionario in un villaggio della foresta – Il dato di fondo è che la gente ha paura e non si fida di nessuno. Circola la diceria che il virus dell’ebola sia stato iniettato ad arte, sia venuto da fuori. Una cosa è certa: la malattia c’è ma molti pensano che il governo abbia interesse a diffonderla in questa zona».

E così nel nord Kivu si sommano paure legittime, dicerie e teorie complottiste.

A rimetterci sono le famiglie, le persone più povere, i diseredati: «Io penso che c’entri anche la politica – aggiunge padre Giovanni – e non a caso questo è uno dei territori più ricchi di materie prime, di certo c’è un interesse ad accaparrarsene le risorse. Ci sono persone che non hanno scrupoli e pur di fare affari con le multinazionali potrebbero uccidere e manipolare le milizie sul campo. Ma il  risultato finale è una confusione totale: il nord Kivu si rivela ogni giorno di più una maledizione e una enorme miniera a cielo aperto dove dentro c’è di tutto, dall’oro ai diamanti al coltan al cobalto».

Possibile che si possa pensare di eliminare fisicamente un popolo, pur di avere campo libero in queste zone?

«Questa interpretazione mi pare eccessiva, ma di certo il popolo Banande si sente nel mirino del governo di Kinshasa e le persone parlano di genocidio: hanno paura di essere al centro di un complotto. Io ho 80 anni, prima dormivo tranquillo, adesso non più: lo scopo qui è creare uno stato di terrore permanente», risponde.

«Vi basti pensare che quando io sono arrivato nel 1974 c’erano dei geologi francesi che venivano da noi e facevano prelievi nel terreno – ricorda padre Piumatti -Mi dicevano che dentro la terra trovavano di tutto dagli smeraldi all’oro. Qui le multinazionali hanno lo scopo di mantenere un certo livello di disordine e desertificare certe zone».