«La pace, che gli angeli annunciano ai pastori nella notte di Natale è un’aspirazione profonda di tutte le persone e di tutti i popoli, soprattutto di quanti più duramente ne patiscono la mancanza».

Sono le parole del Papa per la Giornata Mondiale della Pace, che come ogni anno cade il primo di gennaio.

«Tra questi, che porto nei miei pensieri e nella mia preghiera, voglio ancora una volta ricordare gli oltre 250 milioni di migranti nel mondo, dei quali 22 milioni e mezzo sono rifugiati», dice ancora il Santo Padre.

Il vescovo di Bergamo, Francesco Beschi, ha raccolto e rilanciato questo messaggio del Papa, e ieri, al termine della 50ª Marcia della Pace, promossa da Cei, Caritas Italiana, Pax Christi e Azione Cattolica, è tornato sulla questione migratoria legata alla pace. 

«Accogliere, proteggere, promuovere e integrare – ha detto il vescovo nell’omelia – sono le azioni che Papa Francesco ci invita a sostenere individualmente, socialmente e comunitariamente».

La marcia si è svolta a Sotto il Monte, nel paese natale di Papa Giovanni: la manifestazione, partita dalla chiesa parrocchiale di Calusco d’Adda, ha visto la partecipazione di circa un migliaio di fedeli provenienti da tutta Italia che hanno sfidato le basse temperature e marciato verso il paese di Giovanni XXIII toccando luoghi come l’Istituto Scolastico “Sacro Cuore” di Villa d’Adda, l’Istituto PIME e la Chiesa Parrocchiale di Sotto il Monte.

Monsignor Beschi ha ricordato sia padre David Maria Turoldo, sia il cardinale Loris Francesco Capovilla.

E a Sotto il Monte, dopo un cammino nella tarda serata – inframmezzato da tappe di preghiera e testimonianze in particolare sul tema dei migranti – è approdata la Marcia, con la Messa conclusiva.

«La pace – ha detto ancora il vescovo Francesco, ricordando proprio le parole di Turoldo – non è americana, come non è russa, romana, cinese; la pace vera è Cristo», quella novità che cambia il cuore di ogni persona.

Il Papa, nel suo discorso per la Giornata, aveva centrato l’attenzione proprio sui migranti:

«Le persone migrano – aveva detto il Papa – anche per altre ragioni, prima fra tutte il “desiderio di una vita migliore, unito molte volte alla ricerca di lasciarsi alle spalle la “disperazione” di un futuro impossibile da costruire”. Si parte per ricongiungersi alla propria famiglia, per trovare opportunità di lavoro o di istruzione: chi non può godere di questi diritti, non vive in pace.

Inoltre, come ho sottolineato nell’Enciclica Laudato si’, “è tragico l’aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale»”. La maggioranza migra seguendo un percorso regolare, mentre alcuni prendono altre strade, soprattutto a causa della disperazione, quando la patria non offre loro sicurezza né opportunità, e ogni via legale pare impraticabile, bloccata o troppo lenta.