Non violenza “attiva“, piuttosto che semplice mancanza di conflitto. Questo è il concetto di vera pace, declinato per ogni Paese e ogni latitudine, secondo il Cardinal Peter Turkson, Prefetto del dicastero per la promozione dello Sviluppo Umano integrale.

“La dignità umana va rispettata sempre – ha detto il Cardinale che parlava oggi pomeriggio in un’Aula Magna gremita all’Università Urbaniana di Roma – La non violenza è attiva: è quello che noi facciamo per il rispetto dei diritti e della dignità delle persone, in quanto create a immagine e somiglianza di Dio”.

L’occasione era la Conferenza Internazionale per la Pace in Sud Sudan e Repubblica Democratica del Congo, dal titolo “Costruiamo la Pace insieme”, voluta da Papa Francesco.

Il Pontefice a novembre scorso aveva guidato una preghiera nella basilica di San Pietro per i due Paese africani, in balia di conflitti interni e violenze contro i civili. Ed aveva annunciato per gennaio una Conferenza di stampo ‘missionario’.

E così è stato: i relatori, soprattutto missionari che vivono e lavorano in Sud Sudan e Congo, hanno raccontato la loro esperienza di vita e di costruzione della pace.

“La pace è il requisito necessario per qualsiasi tipo di sviluppo – ha detto Turkson – Il più grande nemico per il raggiungimento degli Obiettivi del millennio, non è la mancanza di fondi, è la mancanza di pace”.

E solo lavorando con le popolazioni locali per combattere la povertà, contrastare i matrimoni precoci delle bambine, rafforzare l’istruzione, ravvivare la fede, si contribuisce a costruire un mondo fatto di non violenza attiva. E alla fine anche di pace politica.

Questo hanno spiegato sia suor Yudith Pereira Rico, direttrice di Solidarity with South Sudan, che suor Orla Treacy, direttrice della Loreto school di Rumbek e membro del South Sudan Project.

“Io non sfido gli uomini armati, non sfido chi fa la guerra in Sud Sudan – ha detto suor Orla – ma mi concentro su una causa” dedicandole la vita intera. Lei si batte contro i matrimoni forzati delle bambine e delle giovani donne, costrette dalle famiglie spesso a lasciare la scuola prima del tempo o una volta terminata, per diventare le spose di uomini più grandi, che loro non hanno scelto.

Suor Orla ha fatto due esempi di ragazze molto giovani, Rebecca e Jennifer, studentesse della scuola dove lei insegna. Per una delle due ragazze non c’è stato verso d’evitare il matrimonio non desiderato. Per l’altra sì, ma poi la sorella più piccola ha dovuto subire quel destino.

“Per la mia professione di fede ho scelto il motto: ama e dì la verità e questo cerco di fare ogni volta”, ha detto suor Orla.

Per la Repubblica Democratica del Congo sono intervenuti il missionario Bernard Ugeux, che ha parlato degli abusi sessuali sui giovani nelle aree di conflitto e arcivescovo Marcel Utembi Tapa di Kisangani che ha approfondito il tema della non violenza attiva.